Come nasce il Natale?

nataleSi aspetta tutto l’anno. Nell’arco della vita si ama, poi si odia, poi si ama di nuovo. Arriva dopo mesi di preliminari e rituali di preparazione. Praticamente tutti lo festeggiamo. Ma possiamo esser certi di sapere come è nato il Natale e cosa si festeggi davvero in questo giorno? La parola “Natale” deriva da una contrazione del latino “novus solis”: sole nuovo, origine che svela il suo collegamento con la festa del solstizio d’inverno, che vede il sole risalire. Secondo la tradizione cattolica invece, il nostro Natale deriverebbe da “dies Natalis”: giorno di nascita, alludendo chiaramente alla nascita di Gesù. I nomi attribuiti al Natale variano di molto seppur fondandosi principalmente su poche radici: Cal/Chal (dal latino Calende) e Nat/Nad (da Natalis). Nei paesi germanici si parla invece di “Weihnachten”: le notti sacre, intendendo una sacralità molto più antica del cristianesimo, ovvero quella delle “notti delle donna” e della “Madre”. Esistono anche nomi più profani, come “Vollbauchsabend”: la sera del ventre pieno, chiaro riferimento al cenone della vigilia. Ma l’origine più conosciuta deriva dal vocabolo “Jul, o Yule” dei paesi nordici, dove la radice del nome deriverebbe dal termine gotico “Heul”: ruota, prestandosi perfettamente al simbolismo della fine dell’anno e dell’eterno ritorno della luce. Altre interpretazioni lo ricollegano al latino “Julivus”: gioioso. Il nome inglese “Christmas”, scritto spesso “Xmas”, usa la “X” come abbreviazione di Cristo, con allusione alla crocefissione, ma in realtà vi è una ben più antica allusione alla croce runica di Odino-Wotan, ovvero la runa X “Gebo”, che simboleggia il dono, propizia in questo periodo di regali. Già da questi brevi accenni terminologici possiamo intuire che il Natale non rappresenta soltanto la festa della natività di Gesù, che ha comunque posto un complesso problema temporale e dogmatico di datazione. I primi cristiani si opponevano infatti alla celebrazione del giorno della nascita biologica, perché era considerata una pratica pagana e nessuno, prima del II secolo, si era preoccupato della reale nascita di Gesù che, inizialmente, fu individuata all’inizio della primavera. Bisognava però fare i conti con i festeggiamenti per le divinità pagane nate il 25 dicembre: Mitra e il Sole Invictus. Così l’imperatore Costantino, monoteista e adoratore del Sole Invitto, per raggiungere la stabilità dell’Impero sotto lo scudo di una divinità unica, unì i culti monoteisti di Mitra e del Sole Invitto sotto il cristianesimo a cui stavano aderendo i numerosi strati bassi dell’Impero. La prima vera menzione del 25 dicembre come data di nascita di Gesù risale al 345 con Papa Liberio, ma non esisteva ancora una celebrazione cristiana vera e propria, che comincerà più tardi e porterà il Natale a divenire la festa di tutto l’Occidente cristiano solo nel XII secolo. Fedeli alla loro strategia di assimilazione, i cristiani, incapaci di sradicare una festa pagana importante, preferirono piegarla ai loro scopi modificandola leggermente. Ecco perché le radici dei nostri attuali rituali di festeggiamento affondano nei Saturnali romani, per esempio l’uso dell’agrifoglio e delle conifere, ma anche lo scambio dei regali che, all’origine, veniva fatto in occasione delle feste Sigillaria e delle Calende, la cui dea era Strenia o Strena (da cui Strenne natalizie). La grande tradizione natalizia della distribuzione dei doni come la conosciamo e pratichiamo anche noi, si è imposta nel XIX secolo dai paesi anglosassoni. Poiché i componenti delle famiglie si vedevano poco, il Natale divenne la festa delle famiglie, il tempo sacro in cui riunirsi e scambiarsi doni, scriversi biglietti di auguri e riempire le calze di regali: ci si regalava solo quello che poteva entrare in una calza o in una scarpa. Il Natale è la festa dell’eterno ritorno, in gran misura associata alla morte, il che spiegherebbe il sottile retrogusto amarognolo di queste feste. Ma l’inverno e la morte del sole non sono mai definitivi perché seguirà sempre la rinascita della natura e il ritorno della luce e, a testimonianza di ciò, si decorano gli alberi della speranza: gli abeti, gli alberi sempreverdi. A questo proposito l’origine romana delle decorazioni vegetali trova terreno fertile quando, nell’VIII secolo, Bonifacio avrebbe fatto abbattere un albero durante la vigilia di Natale e lo avrebbe poi consacrato al Cristo nascente, dando vita al primo “albero di Natale”, simbolo di ciò che manca in questo periodo: il verde e la luce. Prima di invadere strade e piazze dopo la seconda Guerra Mondiale, era malvisto e accusato di essere una moda pagana ed esotica dal Vaticano e solo negli anni ’30 del 900 fu autorizzato ad essere affiancato al più strettamente cattolico Presepio. Qualunque sia l’origine dei vostri rituali di festeggiamento, di qualunque divinità voi festeggiate il compleanno, è impossibile non percepire la magia di questo periodo, la sacralità e il misticismo di un momento in cui il trascendente e l’umano si incontrano nel mezzo, in cui è palpabile il passaggio e l’apertura tra i mondi, forse più numerosi di quanto si pensava prima, ma che nulla tolgono alla festa, ai sentimenti, al calore, ai suoni, alle luci e all’incantesimo di questo giorno sacro.

Francesca Ivol