Addio al partigiano Bentivegna, il gappista di via Rasella

via rasellaSe è andato a 90 anni una figura storica della Resistenza e dell’Antifascismo italiano: Rosario Bentivegna. Colonna portante del Gruppo di Azione Patriottica “Carlo Pisacane”, il suo nome rimane legato all’attentato che i gappisti compirono a Roma in via Rasella il 23 marzo 1944: un ordigno nascosto in un secchio della spazzatura da Bentivegna, travestivo da netturbino, fa saltare in aria alcune camionette che trasportano soldati tedeschi dell’SS-Polizeiregiment Bozen. Muoiono in 33 (altri 9 soldati periranno nei giorni successivi per le ferite riportate) e queste vittime portano alla più feroce rappresaglia subita da Roma, voluta su ordine del Furher in persona: le Fosse Ardeatine.
Una rappresaglia scattata dopo che l’ultimatum lanciato dai tedeschi, ovvero la consegna al comando romano delle SS degli autori dell’attentato, cade inevitabilmente nel vuoto. Fatto che negli anni a seguire, e per tutta la sua esistenza, costerà a Bentivegna l’accusa di vigliaccheria per non essersi consegnato ai tedeschi, evitando la loro feroce vendetta. Accusa da lui tenacemente rigettata nella logica di quella che era e doveva essere la guerra di resistenza, come peraltro dimostrato dalla medaglia d’argento al valor militare conferitagli subito dopo la guerra dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi. E suffragata anche dal fatto che a via Rasella, dopo lo scoppio dell’ordigno, si consumò un violento conflitto a fuoco tra partigiani, muniti di bombe a mano e pistole, e tedeschi, in quello che fu definito un vero e proprio combattimento di guerra, il primo nella Roma occupata dopo l’eroica resistenza dell’8 settembre, e non un’azione terroristica.
“La guerra era guerra totale per volontà dei nazifascisti – dichiarò infatti Bentivegna – Il diritto internazionale stabilisce le legittimità delle azioni di civili contro occupanti in armi, ovvero quelle dei partigiani. Via Rasella non fu ‘un attentato’ ma ‘imboscata’, ovvero una legittima azione di guerra nella quale una parte, inferiore per uomini e mezzi, utilizza la sorpresa per colpire il nemico. Al contrario non esiste alcun diritto alla rappresaglia contro civili, ch’è sempre atto di barbarie e mai legittimata. Nel caso specifico l’occupante nazifascista non aveva mai in precedenza minacciato rappresaglie a Roma come invece accadrà in seguito”.