SANTA MARINELLA – Ci eravamo lasciati una settimana fa pieni di propositi e buone speranze, colmi di energia positiva e soddisfazione, di emozioni e voglia di fare. Il convegno di domenica 2 ottobre era finito con l’augurio di portare avanti un discorso concreto e di non lasciar cadere tutto nel dimenticatoio come spesso accade. Lungi dalle intenzioni degli organizzatori invece, nulla sembra cambiato. Finito di piangere i suoi morti, Santa Marinella ha ricominciato la propria routine di sole e mare. Ma ormai l’estate è davvero finita, da circa quarantotto ore le temperature sono precipitate, il cielo si è coperto di nuvole, soffia un vento tagliente e tutti aspettano con ansia le prime piogge, le più pericolose dopo mesi di siccità. Approfittando della commemorazione del 2 ottobre, anche sull’onda dell’emotività, in molti pensavano che si sarebbe provveduto alla pulizia dei fossi, invece no. La Perla riesce sempre a stupirci. Girando per la città e fotografando i principali fossi del centro cittadino, possiamo notare copertoni di macchine, sacchetti e rifiuti vari, per fortuna poco ingombranti stavolta, all’interno dei fossi asciutti come “Ponton del Castrato” (nella foto piccola), sempre troppo stretto rispetto alle piene che potrebbe dover contenere, con gli argini che si abbassano in prossimità del vergognoso passaggio pedonale che passa al suo interno. Ma il lato mare è quello più sorprendente: lo sbocco in via Oberdan, in discesa rispetto al percorso iniziale ad Alibrandi, è dimezzato. Hanno infatti coperto un po’ più della metà del fosso con una gittata di cemento e ci hanno costruito sopra. Angosciante e preoccupante è anche la situazione dei fossi “Le buche” e del dichiaratamente più pericoloso “Castelsecco”. Completamente ricoperti di vegetazione, nel fosso “Le buche” è addirittura cresciuto un ulivo. Il Lato mare di “Castelsecco” non si vede quasi (nella foto grande), tanto è fitta la vegetazione e anche il lato monte non scherza, oltre al ponte della ferrovia si intravvede solamente un’antenna parabolica sospesa sulla lussureggiante vegetazione che nessuno ha provveduto a dominare. L’ostruzione dei fossi è stata la causa principale dell’esondazione degli stessi e del conseguente allagamento della città. Secondo i relatori del convegno di domenica scorsa, i dati parlano chiaro: Castelsecco è il fosso più pericoloso per la prossima alluvione, per via della sua portata e della posizione. Tutte quelle piante e quegli arbusti e alberelli al suo interno sono pericolosissimi, soprattutto per gli edifici che sorgono dove non dovrebbero, ovvero lungo gli argini. Costruzioni che sorgono anche ai lati del fosso “Le buche”. In buone condizioni per fortuna è invece la situazione del “Rio Fiume”, che ha lo spazio necessario per trattenere la piena e il terreno circostante per assorbire l’acqua evitando il fenomeno dell’impermealizzazione del terreno che si ha invece negli altri fossi cementati. Il clima è uno dei punti di forza della Perla, forse è proprio il fiore all’occhiello della città, ma prima o poi la prima pioggia cadrà anche qui, e sarebbe opportuno pensare alle conseguenze prima che si verifichino danni. Alcuni cittadini stanno pensando di contattare autonomamente la Protezione civile per organizzare una pulizia straordinaria dei fossi, ma a questo non dovrebbe forse pensare chi di dovere?
Francesca Ivol