CIVITAVECCHIA – Si fanno strada modalità insolite di misurarsi con le problematiche locali che ci fanno pensare che qualcosa vada finalmente nella direzione giusta. Fatti che dimostrano che quando i nodi della gestione della cosa pubblica e della civile convivenza si affrontano mettendo a confronto posizioni anche molto distanti tra loro senza abdicare al dovere di arrivare ad una sintesi si ottengono dei buoni risultati, di quelli che inoltre appagano le aspettative dei cittadini e che corroborano gli equilibri e/o le maggioranze, a qualsiasi livello essi si instaurino. E’ proprio in tali casi che si realizza quel principio democratico – tanto declamato ma poco attuato – che assegna il potere di governo della comunità sociale ai membri collettivamente presi della comunità stessa e, per essi, alla loro variegata rappresentanza.
In scala locale un esempio significativo di questo genere di approccio, dobbiamo dirlo, è stato l’incontro sul tema dell’abbattimento dei fumi delle navi tenutosi di recente tra Port Authority e il comitato Nessun dorma. Un incontro-confronto, che ha messo al centro della discussione un problema specifico, e la necessità di dialogare per iniziare ad affrontarlo con concreta progressività. Contemperando l’esigenza della salvaguardia dei traffici con quella della tutela della salute, muovendosi sui binari della concretezza e della leale collaborazione, individuando alcune misure di immediata attuazione ed altre che richiedono tempi d’attuazione più estesi, come l’elettrificazione delle banchine. Il conseguimento di un’intesa è stato in parte agevolato dal fatto che nel porto governa Pasqualino Monti, un civitavecchiese, compenetrato da tempo nei maggiori problemi locali, la cui nomina (che fummo tra i primi a caldeggiare) è stata il frutto di un’inedita convergenza trasversale realizzatasi tra i soggetti istituzionali ed economici competenti ad esprimersi. Anche in quel caso era stata operata una scelta basata su un confronto che ha posto al centro della discussione la serietà, la professionalità e l’appartenenza al territorio come fattori determinanti della bontà dell’indicazione. Che infatti è risultata la scelta vincente.
Anche sul tema della De Carolis, a lungo dibattuto e fonte di considerazioni per lo più preoccupate e di critiche insistenti all’operato delle autorità locali e non – su cui noi ci eravamo espressi evidenziando soprattutto l’eccessivo affollamento del Centro – dopo la sottovalutazione della situazione e delle molte sollecitazioni si è capito che ci si doveva confrontare col problema, che esisteva e andava risolto, sia riguardo alle carenze strutturali che al sovraffollamento e alla durata della permanenza. Così le dichiarazioni rilasciate dalla presidente del Lazio Renata Polverini hanno alfine portato una schiarita, hanno rassicurato. E l’annunciato smistamento verso altre sedi assume ora un significato positivo, anche se pensiamo si debba essere più espliciti: non basta infatti assicurare alla De Carolis lo status di centro di smistamento, occorre anche precisare la durata massima di permanenza consentita a chi vi viene accolto.
Si tratta di pochi ma significativi sintomi di un cambiamento di metodo che confidiamo venga applicato anche ad altre corpose questioni che stanno parimenti a cuore a tutti, a cominciare dai problemi della casa, delle infrastrutture e della crescita economica e culturale.
Il consiglio direttivo del Polo civico