“Il problema dei pendolari come metafora delle incapacità della politica”

pendolariCIVITAVECCHIA – Tra la società civile, le persone comuni e la politica i rapporti sono assai conflittuali.
Da una parte i partiti per lustri hanno tradito la missione, trasformandosi in arroganti spacci di potere ; scandali di ogni sorta hanno caratterizzato tutti i partiti, liti ossessive che hanno sembrato impedire ai partiti di occuparsi dei problemi della gente.
Ormai il termine antipolitica è assai abusato dagli esponenti politici;sinceramente penso che antipolitica è l’insensibilità dei partiti di capire la gravità del momento e continuare a resistere ad un profondo rinnovamento.
C’è una prospettiva di cambiamento, e si è in cerca di un autore politico.
Ma il primato della politica esiste ancora? O meglio, la politica ha il coraggio, e non l’arroganza ,ha la possibilità di avviare ragionamenti,e la possibilità di decisioni adeguate.
Al disperato bisogno di risposte in termini di azione di governo cittadino e di riforme,la politica ha le capacità di riaffermare il proprio ruolo?
A supporto di questa ipotesi, porto l’esempio del problema dei pendolari.
Al solare ed esplicito menefreghismo della politica fa ormai riscontro un disincanto cinico e cupo degli utenti.
Sono anni che si parla di situazioni da terzo mondo, sui treni che vanno a Roma;situazioni riportate fedelmente dalla stampa, che hanno portato anche a situazioni estreme(ma giustificate per chi come me viaggia in quelle condizioni) condannate da tutti ,ma che non hanno portato alla soluzione del problema.
Certo si è passati da fasti inaugurali sciagurati del treno per i crocieristi,a situazioni più serie:la creazione di un delegato al pendolarismo,l’avere portato ad un tavolo le ferrovie,che hanno ribadito la loro volontà di risolvere il problema.
Ma bisogna dire che il problema non è stato risolto:la gente continua a pagare abbonamenti europei per un servizio da Burkina Fasu (con tutto il rispetto per questa nazione), la stazione, primo elemento di impatto per un turista,è incapace, nonostante l’impegno del personale a garantire servizi adeguati ad una città in cui transitano milioni di persone.
Cosa dire agli studenti ed ai lavoratori che ogni mattina prendono il treno in condizioni assurde: forse di sperare, ma la speranza è una virtù triste, e forse sarebbe necessario lavorare non sulla speranza, ma sui progetti.
La sensazione è che sia in atto una erosione della sfera politica; che esista una perdita di equilibrio tra potere e politica.
Se ad un problema come quello dei pendolari (ne potrei portarne altri) eternizzato, non si riesce a dare risposta in tempi adeguati, forse bisogna prendere atto che i partiti hanno un rapporto impotente con la realtà; che la politica sia semplice retorica, elegante ma vuota, monotonamente ripetitiva,ma incapace di proporre realmente una nuova intesa con i cittadini.
Una specie di chiacchiericcio infinito ed autoreferenziale, che porta al dileguamento della politica e lascia la città in mano a poche oligarchie, a poteri assai poco interessati alla soluzione dei problemi alla gente e allo sviluppo della città.
E cittadini imprese sono vittime di questa impotenza della politica, e la categoria delle vittime è la più trascurata nel nostro paese.

Tullio Nunzi