CIVITAVECCHIA – Il problema della sicurezza sul posto di lavoro torna di attualità. Questa volta non per un incidente accaduto nel corso di un’attività lavorativa ma per un fatto non meno grave, del quale è imputato un ispettore dell’Asl, cioè una persona istituzionalmente incaricata di vigilare sul rispetto delle norme sulla sicurezza del lavoro. Noi ignoriamo come realmente stiano le cose, e quindi restiamo cauti, non essendo tra quelli che condannano sulla base di presunzioni.
Il fatto ci offre piuttosto lo spunto per alcune riflessioni sul tema della sicurezza sul posto di lavoro.
Molti ricorderanno quanto lento e difficile sia stato – e sia tuttora – il cammino della salvaguardia della sicurezza sul lavoro nel nostro Paese, e come l’emanazione della ormai storica legge 626/1994, con cui l’Italia dava applicazione alle numerose direttive europee e conferiva forma organica alla precedente normativa nazionale in materia sia stata una tappa fondamentale di questo percorso. E sicuramente sono a tutti note le vicende, le discussioni e i fatti che hanno poi intessuto l’applicazione di detta norma sino alla pubblicazione del Testo Unico sulla sicurezza (d.lgs. 81/2008) ed oltre, tutte incentrate sulla necessità di dare un’assoluta preminenza alla tutela della vita umana rispetto alle altre esigenze di natura economica, e sulla considerazione che non è accettabile che un soggetto impegnato in un’attività lavorativa debba essere esposto al rischio di infortuni, talora invalidanti o addirittura mortali, che il più delle volte sono prevedibili ed evitabili con l’adozione di adeguate misure di prevenzione e controllo.
Ma non sempre le discussioni sul tema della sicurezza hanno toccato il cuore del problema come invece è accaduto con la mozione approvata dall’Assemblea di Palazzo Valentini il 17 maggio 2011, che ci sembra giusto riproporre all’attenzione di tutti i soggetti che intervengono nel problema di cui stiamo ora discutendo.
Nel documento, si parte dalla constatazione che le misure di sicurezza imposte dalla normativa vigente vengono ancora considerate dagli imprenditori un insostenibile fardello, e quanto ai controlli, quelli interni subiscono condizionamenti, gli esterni sono spesso inefficaci, tanto che di incidenti accaduti sul posti di lavoro si continua frequentemante a morire.
Si sottolinea che la competenza ad effettuare i controlli è attualmente demandata alla aziende sanitarie locali, che ovviamente sono gravate di compiti talora superiori alla loro capacità organizzative. Operano cioè in esclusiva su questo aspetto tanto importante dell’attività lavorativa. Con i rischi che la cosa comporta.
Se però, così valuta il consigliere provinciale Alvaro Balloni presentatore della mozione, anche le forze dell’ordine, ed altri soggetti, organismi e istituzioni interni ed esterni alle imprese purchè forniti delle competenze specifiche, fossero coinvolti nei compiti di prevenzione e controllo, le imprese sentirebbero il dovere di adeguarsi, e di operare sempre nel pieno rispetto delle prescrizioni di legge. In quanto, anche se riuscissero in qualche modo a superare un controllo, si sentirebbero esposte ad ulteriori verifiche e quindi non più in grado di giustificare l’omissione dei loro interventi.
In definitiva, se si optasse per una liberalizzazione dei controlli, per una serie di controlli incrociati,
si riuscirebbe a consolidare i risultati sin qui raggiunti e si potrebbe perseguire quello assolutamente auspicabile di limitare gli incidenti sul lavoro ai soli casi di assoluta, tragica e fatale necessità.
Il Consiglio diretivo del Polo civico