CIVITAVECCHIA – L’acuta crisi finanziaria, economica (e politica) che ormai attanaglia la maggior parte dei paesi del mondo assume In Italia dimensioni più preoccupanti perché è accompagnata – oltre che dai forti ribassi borsistici, da rallentamenti della produzione e deboli incrementi dell’occupazione – da una evidente difficoltà ad avviare riforme strutturali incisive e ad innescare reali processi di crescita. E da ciò deriva il persistere della sfiducia verso i partiti, la politica e le istituzioni. In tale grave frangente il capo dello Stato non si stanca di rivolgere ai protagonisti del confronto politico continui e pressanti incitamenti all’unità, alla coesione, al senso di responsabilità e alla rapidità delle decisioni.
Ebbene, mentre prosegue in Parlamento l’esame delle misure contenute nella manovra economica, che forse dovrà essere seguita da altre, i segretari dei due maggiori partiti hanno avuto occasione di dibattere, in questi giorni, alla festa del PD e di Atreju.
I cittadini si sarebbero aspettati finalmente un’analisi spassionata delle terribili difficoltà che il Paese attraversa. Di essere illuminati circa i concreti termini di un assieme di questioni dalla non facile lettura, nelle quali all’aspetto economico-finanziario si somma anche quello socio-politico, e magari di ricevere, stante l’eccezionale gravità della situazione, un energico invito bipartisan a collaborare alla riuscita delle misure necessarie per porvi rimedio. Invece no. Non è avvenuto nulla di tutto questo. Per quello che essi hanno appreso dagli organi d’informazione – che in questo caso vogliamo augurarci abbiamo omesso di riportare una parte degli argomenti trattati – si è parlato di altro. L’argomento crisi è stato toccato dagli uni per prospettare scenari addirittura catastrofici, dagli altri per sostenere tesi moderatamente ottimistiche. Da entrambi per farsi paladini di soluzioni confuse e contraddittorie. Il tema è stato cioè piegato a fini di parte, propagandistici. Così, anche in questo caso, i cittadini hanno avvertito con rabbia la divaricazione tra le loro concrete esigenze e aspettative e ciò di cui si interessano i partiti. I due segretari hanno consapevolmente ignorato ciò che l’attualità pone drammaticamente all’ordine del giorno. L’uno ha rispolverato quegli ingredienti triti e ritriti sulla matrice popolare, autonomistica, riformatrice, patriottica e così via, del PD, ha minacciato di querelare chiunque parli di finanziamento occulto al partito. Se nessun rimprovero ha inteso accettare nessuna autocritica ha perciò ritenuto di avviare. Al contrario una mobilitazione per novembre, e il preannuncio di nuove alleanze.
L’altro ha preferito disquisire sulla leadership di Berlusconi e sul modello che dovrà assumere il partito, preannunciando il ricorso alle primarie. Ha rintuzzato anche lui, energicamente, le critiche interne ed esterne definendole inammissibili.
E a Civitavecchia la situazione è diversa?
E’ all’incirca la stessa, perché anche qui manca una qualsiasi possibilità di convergenza tra forze politiche diverse su obiettivi comuni: una situazione di incomunicabilità, di stallo, che non produce risultati, ma unicamente frizioni, critiche sconsiderate, contrapposizioni frontali.
Una chiusura agli avversari politici considerati come nemici accompagnata dall’incapacità di creare collegamenti se non altro tra forze che si ritengono affini per stabilire una minimo di intesa programmatica e organizzativa. Un tipo di politica che ottiene il solo risultato di distruggere anche la fiducia dei cittadini in un futuro migliore.
Il Consiglio direttivo del Polo civico