Uno straordinario passato riaffiora tra Tolfa e Allumiere

scavi a la biancaALLUMIERE – Bilancio in positivo per la stagione estiva del Gruppo Archeologico Romano (Gar). Durante il mese di agosto gli oltre 90 volontari, provenienti da tutta Italia ed anche da alcuni paesi europei, hanno lavorato presso tre cantieri di scavo: necropoli di Pian Conserva, Chiesa medioevale ed abitato etrusco di Prato Stopponi a La Bianca e l’ambiente termale presso la località Le Mattonelle di Tolfa. Inoltre il Gar collabora con il Museo Civico di Tolfa nel restauro di reperti rinvenuti nelle passate campagne di scavo e che giacevano nei magazzini da 20-30 anni. Quest’anno la Sovrintendenza ed il Gai (Gruppi Archeologici d’Italia), di cui il Gar fa parte, hanno dovuto fermare lo scavo della villa romana della Farnesiana a causa dell’emergenza dello scavo da effettuarsi a La Bianca. Lo scavo cominciato a Prato Stopponi (nella foto) è iniziato dopo il rinvenimento di reperti durante i sondaggi previsti prima del via ai lavori  di costruzione di alloggi popolari, visto che si era a conoscenza della presenza della piccola chiesa grazie anche agli scavi effettuati una trentina di anni fa dall’Associazione Klitsche de la Grange di Allumiere. I ritrovamenti de La Bianca rivestono grande importanza poiché potrebbe trattarsi del primo insediamento della futura Allumiere successivo alla scoperta dell’allume da parte di Giovanni Da Castro. Quindi prima che iniziasse lo sfruttamento intensivo delle miniere da parte del senese Agostino Chigi. I volontari del Gar, diretti dall’archeologo Fabrizio Vallelonga, hanno portato alla luce l’intero perimetro della chiesa e dell’area sacra. All’interno della chiesa rinvenuto una porzione di pavimento in mattoni su una preparazione molto povera di terra e scaglie di malta e quindi molto deperibile se lasciato alle intemperie. E’ stata poi rinvenuta una sepoltura molto interessante all’interno dell’abside: lo scheletro riverso a terra, oltre ad essere stato sepolto a faccia in giù, stringeva in un pugno 3 monete d’argento con la scritta Florentia. La moneta proveniva dalla zecca di Firenze con inciso da un lato il giglio ed sul rovescio l’immagine di San Giovanni Battista (protettore della città) risalente alla seconda metà del XV secolo. Accanto alla chiesa è stata ritrovata un’abitazione etrusca ma intorno non ci sono tracce di altre abitazioni, quindi potrebbe trattarsi di una fattoria isolata. All’interno del sito sono venuti alla luce ambienti per la conservazione e lavorazione delle derrate alimentari, vasi del VI sec. a.C. ed una macina. In altri ambienti sono stati rinvenuti numerosi pesi da telaio già esposti all’interno del Museo Civico di Tolfa.
Altro sito importante per il territorio è la necropoli di Pian Conserva dove si trovano molte sepolture a tumulo simili a quelle presenti nella necropoli di Cerveteri. In questo sito gli scavi hanno interessato il settore D accanto alla tagliata (strada scavata nel tufo, ndr) dove è stata trovata una cava di tufo riconoscibile dai fori, presenti nella pietra, dove gli operai mettevano gli attrezzi per l’estrazione del materiale. Sono state inoltre ripulite molte sepolture per poterle rendere visibili al pubblico. Di grande pregio la tomba n°5, a tre camere, collegata ad un altro tumulo vicino dove probabilmente si officiavano solenni cerimonie funebri.
Non distante da Pian Conserva, in località Le Mattonelle, sono stati invece scoperti ambienti termali di era romanica con bolli laterizi della fornace di Carpetani. Le strutture murarie sono state datate al II sec. d.C. ma i marmi rinvenuti fanno pensare ad un uso più tardo della struttura. Saranno quindi necessari altri rilevamenti per stabilire l’epoca e soprattutto le dimensioni di quella che potrebbe essere trattarsi, in base agli elementi in possesso degli archeologi in questo momento, di una stazione di posta sulla via Cornelia dove si trovano anche le Terme di Stigliano.
“Il problema primario di tutte queste aree archeologiche – spiegano gli archeologi del Gar – resta indubbiamente la salvaguardia. Se non altro perché le stesse restano per la maggior parte dell’anno alla mercé degli agenti atmosferici, della vegetazione e delle depredazioni di persone senza scrupoli. L’auspicio è che ci sia più sensibilità ed attenzione per questi beni, da parte delle Istituzioni e dei cittadini di questa terra di Etruria così feconda di testimonianze del passato da valorizzare. Del resto un popolo che non ha cura del proprio passato non può avere un futuro degno di questa parola”.