CIVITAVECCHIA – Se le relazioni amorose ci sembravano già cosa abbastanza complicata, a sconvolgere oltremodo le carte ci pensa il maestro Jean-Claude Carrière: drammaturgo e sceneggiatore memorabile, filosofo raffinato, scrittore poliedrico e intelligente, si è mosso nel corso di una lunghissima carriera tra la più interessante avanguardia, a fianco di registi come Peter Brook e Luis Buñuel, Louis Malle e Jean-Luc Godard. Con il suo “Il Catalogo”, andato in scena nel week-end al teatro Traiano, Carrière propone un’agghiacciante fotografia delle conseguenze dell’amore. Lo fa con un piccolo testo teatrale, dalla prosa asciutta e tagliente, qui ben supportata dalla regia, discreta ma precisissima, di Valerio Binasco. In scena due attori di punta del cinema italiano: Ennio Fantastichini e Isabella Ferrari, a incarnare i due disperati protagonisti di questa storia d’amore tragico-grottesca, che a ben guardare si rivela ben presto come una riflessione sulla complessità dei rapporti di coppia, sulla disperata fuga dalla solitudine e insieme sul terribile destino che può schiudersi davanti all’incontrollabile desiderio di possessione dell’altro.
Jean- Jaques, rampante avvocato e noto Don Giovanni, ha l’abitudine di catalogare in un quaderno le proprie avventure amorose di cui altrimenti perderebbe ogni memoria: un giorno come gli altri la sua vita viene sconvolta dall’arrivo in casa sua della bizzarra Suzanne, piombata da non so dove alla ricerca di un fantomatico monsieur Ferrand e decisa a istallarsi da lui. Tra i due si instaura immediatamente un piccolo gioco al massacro, per cui se prima Jean-Jacques sembra non riuscire a liberarsi della stramba e indolente Suzanne, ci si ritroverà incredibilmente innamorato pazzo e, messa a soqquadro la sua vita, soccomberà letteralmente alla follia dell’amore inaspettato. Binasco riesce a dare ritmo a una drammaturgia talmente raffinata da sfiorare talvolta il celebrale, attraverso una regia asciutta e calibrata, resa ancora più dinamica da una scenografia realistica ma mai pedante, capace di restituire attraverso un uso sapiente degli spazi la vivacità e l’instabilità delle dinamiche amorose. Come già aveva dimostrato di saper fare magistralmente con “Cara Professoressa”, spettacolo visto al Traiano nel 2005 , anche qui Binasco riesce con grande maestria a trasformare gli interni, piccole stanze ammobiliate e riempite dal grigiore quotidiano, in una prigione dell’anima in cui si consumano le claustrofobiche tribolazioni dei due protagonisti. Fantaschini dà corpo e forza a un Jean-Jacques che, se perde un po’ in quella leggerezza e vulnerabilità che forse ci si aspetterebbe dal personaggio, guadagna senz’altro in intensità e forza drammatica. La Ferrari disegna una Suzanne bizzarra e evanescente, con la pecca di sfiorare però in più di un’occasione lo stereotipo, rendendo in tal modo poco credibili anche i momenti in cui del personaggio vorrebbe mostrare le fragilità e le paure più intime. La tournée dello spettacolo prosegue per il resto di aprile nelle Marche.