Quando l’arte del cosplay è alla portata di tutti

CIVITAVECCHIA – I passatempi spesso non sono così versatili: alcuni richiedono molto tempo, altri particolari abilità, altri ancora una peculiare inclinazione. L’attività del cosplay invece, secondo il parere di Beatrice Asciutti, una ragazza di Civitavecchia avvezza a questo hobby ormai da anni, è praticabile da chiunque voglia provarla, proprio per il suo fine “ricreativo e liberatorio”. (foto di copertina gentilmente concessa da Alberto Matraiotti)

Quando hai iniziato a fare cosplay?

“Ho iniziato circa sei anni fa, dopo essere andata alla fiera del Romics come visitatrice ed essermi appassionata a come i personaggi che ero abituata a vedere su uno schermo prendevano vita. Il mio primo cosplay è stato ‘Arachne’ del manga ‘Soul Eater’; al tempo non sapevo cucire e ho dovuto chiedere aiuto ad una sarta per l’abito, gli accessori invece li ho preparati io. Ripensandoci adesso mi rendo conto che ero assolutamente inesperta, non avendo indossato né lenti a contatto né una parrucca, che sono le basi di un cosplay”. (foto gentilmente concessa da Alessio Buzi)

Cosa ti piace di più di questa attività?

“A distanza di tempo posso dire che quello che mi appassiona è crearlo. Negli anni infatti mi sono perfezionata sempre di più, ho seguito un corso di cucito e approfondito la conoscenza dei materiali utilizzabili riuscendo anche a rientrare nel budget prefissato. La mia regola principale è evitare di spendere un patrimonio, anzi, riuscire a fare un cosplay bello con meno dispendio di soldi possibile. È chiaro che spendendoci tanto siamo capaci tutti; non intendo assolutamente mettere in cattiva luce chi acquista interamente il cosplay già pronto o chiede commissioni, ma per il mio punto di vista il bello è proprio farlo con le proprie mani e tirare fuori il meglio dai pochi fondi che generalmente noi ragazzi abbiamo a disposizione. Mi piace e mi stimola l’idea di guardare un costume ed elaborare varie teorie su come realizzarlo nel miglior modo possibile, pensando anche ai diversi materiali impiegabili”. (foto gentilmente concessa da Alessandro Graziano)

Come scegli il personaggio da interpretare?

“Generalmente lo scelgo considerando due aspetti principali: la somiglianza fisica e un’affinità caratteriale. Non intendo assolutamente criticare chi sceglie di impersonare qualcuno che sia completamente diverso dalla propria figura, io credo che fare cosplay sia un atto di libertà quindi ognuno può interpretare chi vuole come vuole; io tuttavia mi sentirei a disagio nel portare un personaggio che non mi assomiglia. Spesso scelgo figure che possano valorizzare il mio aspetto fisico o che possiedono un costume che mi faccia sentire bene e a mio agio una volta indossato. Chiaramente considero anche la difficoltà della realizzazione, evito di sopravvalutare le mie possibilità finendo per confezionarlo male. L’importante è che il risultato mi soddisfi, a tal fine posso anche pensare di chiedere una mano a chi è più esperto di me, nonostante cerchi sempre di fabbricare tutto da sola perché come ho detto è la parte che preferisco”. (foto gentilmente concessa da Mauro Petrolati)

Quali sono i cosplay di cui vai maggiormente fiera?

“Al momento direi il fauno e il personaggio di Lisa Lisa: quest’ultimo lo trovo particolarmente adatto a me e gli sono affezionata perché è stato il primo che ho realizzato interamente da sola, anche se è stato completamente sartoriale e privo di crafting. Per quanto riguarda il fauno invece, sono molto soddisfatta della sua riuscita perché è un original cosplay, l’ho disegnato io e curato nei minimi dettagli cambiando più volte materiali e idee in corso d’opera. È stato il cosplay che mi ha fatto scoprire la passione per i personaggi originali: ho capito che idearlo completamente dall’inizio alla fine mi dà molta soddisfazione”.

Se avessi budget e tempo illimitati, quale personaggio interpreteresti?

“Sicuramente mi piacerebbe perfezionare un altro original cosplay, riuscendo a farlo veramente al meglio, magari anche con dei dettagli meccanici e infinite peculiarità. Poi è da tempo che vorrei realizzare il personaggio di Baionetta, mi ispira tantissimo da tutti i punti di vista e mi piacerebbe confezionarlo con tutti i crismi”.

I servizi fotografici sono parte integrante del fare cosplay; ti è capitato di commissionare un servizio?

“Sì, quest’anno a Lucca ho fatto il mio primo photo set pagato perché ho conosciuto una ragazza che realizza dei lavori stupendi ed è disponibile a qualsiasi richiesta. Lucca poi presenta molti background suggestivi da sfruttare. Se non si vuole pagare per avere le proprie foto che sono state scattate in fiera dai vari fotografi presenti, basta chiedere un biglietto da visita o un contatto per poterle averle successivamente. Nell’ambiente siamo quasi tutti appassionati, è difficile trovare qualcuno che se le tenga per sé o che si faccia pagare per forza”.

Cosa ne pensi dell’ambiente della fiera?

“A me piace molto, un altro degli aspetti che preferisco di questo hobby è la possibilità di condividerlo con chi ha la stessa passione. Poi ovviamente c’è fiera e fiera. Come esempio posso prendere il Romics, prima ne ero innamorata, ma adesso la reputo una ‘brutta fiera’: ogni anno il biglietto aumenta ma le attrazioni sono sempre meno e ormai sta diventando un’esposizione dedicata a famiglie e bambini più che ai cosplayers. La sicurezza è scarsa e l’organizzazione pessima. Il fiore all’occhiello del panorama italiano è invece Lucca: con i paesaggi che offre e il coinvolgimento di tutta la cittadinanza diventa una grande festa che dura per giorni. Si incontrano tantissime persone interessate e rispettose senza scadere mai nel caos. Il problema della fiera è che risulta estremamente stancante: quando sei in cosplay spesso ti dimentichi di bere o di mangiare, devi resistere al caldo o al freddo e mantenere un certo portamento in costumi che non sono il massimo della comodità. La soddisfazione che si ottiene però ripaga qualsiasi cosa”. (foto gentilmente concessa da Mauro Petrolati)

Cosa diresti a una persona interessata per convincerla a cominciare?

“Direi che è un passatempo ineguagliabile: per uno o più giorni hai la possibilità di essere un’altra persona, di scoprire altri lati di te che altrimenti non avresti visto. Vederti col costume a risultato finito dà una soddisfazione enorme e ricevere complimenti dagli altri può alzarti molto l’autostima. Poi è un’attività che ti mette alla prova e può anche consentirti di superare molti limiti; io lo consiglierei a tutti, anche perché è qualcosa che tutti possono fare”.

 

Giordana Neri