Niente più niente al mondo: straordinaria Crescenza Guarnieri al Nuovo Gassman

Guarnieri_1La scena si apre su una tavola scarna, povera: buste della spesa non ancora svuotate, una cassetta d’acqua, e una bottiglia di Vermut a buon mercato. Seduta al tavolo, addosso pantofole lise e una sottoveste sdrucita, se ne sta una donna dallo sguardo grigio. Un bicchiere di Vermut dopo l’altro, è sempre più facile lasciarsi andare al proprio flusso di coscienza, dare voce alla propria solitudine. Una solitudine fatta di conti al centesimo – quelli che una famiglia in cassa integrazione alla periferia di Torino deve fare per arrivare a fine mese – e di sogni patinati e Guarnieri_2vacui visti alla tv. La donna sogna una vita altra al di fuori di quelle quattro pareti: un marito ‘tronista’ per la bella figlia poco più che adolescente, i libri di ricette spiati nelle cucine dove sta ‘a servizio’, un pezzo di “cielo in una stanza”, come recita quella canzone che tanto le piace. Così inizia “Niente più niente al mondo”- presentato al Nuovo Gassman domenica e lunedì – straordinaria prova d’attrice di Crescenza Guarnieri, da un testo di Massimo Carlotto diretto da Nicola Pistoia. Un dramma dal realismo crudo – terribilmente contemporaneo – che si apre sulle note di un melodramma all’ italiana per risolversi, in un crescendo di angoscia e sarcasmo, in una inaspettata tragedia. Tragedia inspiegabile, ingiustificabile, che solo la miseria più profonda – povertà di affetti e di speranze – può portare a compimento. Da Guarnieri_3casalinga disperata a madre assassina di un dramma che sfiora il giallo, la Guarnieri ci regala un’interpretazione unica. Pacata, mai eccessiva, misurata e profondamente vera, la Guarnieri ‘indossa’ ogni parola, se la cuce addosso, fino a diventare una cosa sola con il personaggio che interpreta. Non certo un’eroina, ma neppure una peccatrice tout court: la follia della povertà e della solitudine ci costringe a sospendere il giudizio. E se ci troviamo a simpatizzare con questa donna , con quel suo accento pugliese così familiare e autoironico, un momento dopo ci discostiamo dalla sua ottusa cecità, da quel ‘pensiero televisivo’ che così bene esprime in ogni sua azione. E quando si arriva al finale, quando l’ identità frantumata, folle e dilaniata della donna si rivela per quello che è, non ci resta che restare di sasso, interdetti seppur nel prevedibile, a osservare lei, i vestiti macchiati del sangue di sua figlia che aspetta i poliziotti mentre, la voce calma e lo sguardo vacuo, legge le pagine rubate del suo diario. Ricorda le anti-eroine dei drammi classici la Guarnieri: la stessa forza in un corpo minuto, la stessa potenza nel silenzio dei suoi sguardi intensissimi. Con “Niente più niente al mondo”, il Nuovo Gassman ha regalato alla sua platea (fortunatamente affollata) l’occasione irripetibile di assistere ad uno spettacolo storico (cinque anni sono passati dal suo debutto romano) sfortunatamente attualissimo nella società agonizzante che descrive. Un piccolo gioiello tra le quattro pareti del teatro Off civitavecchiese, che in questo caso ha svolto pienamente il suo ruolo: parlare all’oggi, con grazia e forza, senza fronzoli, ma con la grande magia dell’arte dell’attore.

Francesca Montanino