Gli studenti del Marconi alla celebrazione della Resistenza a Montecitorio

CIVITAVECCHIA – Celebrazione del settantesimo anniversario della Liberazione alla presenza degli studenti la scorsa settimana a Montecitorio. Presenti le massime cariche dello Stato: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la presidente della Camera Laura Boldrini e il presidente del Senato Piero Grasso.
Una giornata decisamente speciale, sia per la presenza del capo dello Stato, sia per la presenza dei partigiani, ospitati per la prima volta in occasione di questa celebrazione e seduti tra i banchi di Montecitorio.
La giornata ha avuto un sapore speciale anche per alcune classi di studenti dell’Istituto G. Marconi di Civitavecchia che hanno potuto assistere alla manifestazione assieme ai loro insegnanti Cogoni e Sergi e ad un ristretto gruppo di liceali della capitale. E’ stata un’occasione particolare per ricordare la Resistenza, che fu un fatto politico ma anche una rivolta morale, un sentimento da conservare nella memoria collettiva del nostro Paese.
L’improvviso armistizio che arrivò quell’8 settembre del 1943 colse tutti impreparati, chi gettò la divisa, chi cercò la via di casa e tra i civili molti uomini e molte donne condivisero un ideale nuovo, comune.
Proprio in occasione di questa celebrazione, sono state ricordate le donne italiane della Resistenza e non solo con le parole della presidente Boldrini ma anche dall’intervento di Marisa Cinciari Rodano, impegnata nella Resistenza romana e prima donna ad essere eletta alla vicepresidenza della Camera. La Rodani, attraverso alcuni passaggi del suo intervento, ha ricordato tutte quelle donne che hanno giocato un ruolo determinante alla lotta di Liberazione in Italia, forse 35.000 combattenti, di queste sicuramente 4.600 arrestate, quasi 3000 deportate, più di 600 fucilate. Ma per le donne italiane la Resistenza fu anche un motivo di impegno, oltre che ideale, personale, di riscatto, di emancipazione, fuori dal quel focolare domestico, dove la cultura del Ventennio le aveva relegate. E ancora non sono stati dimenticati i tanti ebrei che hanno dato un apporto fondamentale al movimento di liberazione, tanti ebrei che imbracciarono le armi. Poi, quasi al termine della celebrazione, il presidente Piero Grasso ha ancora ricordato i protagonisti, le voci e le parole di quelle lettere di condannati a morte, pubblicate per la prima volta nel 1952 e più volte ristampate, testimonianze indelebili di momenti drammatici dell’esistenza umana. Queste lettere, che il Presidente ha raccomandato di leggere soprattutto ai giovani presenti a Montecitorio, hanno ancora oggi un grande valore, per l’affetto struggente che traspare e per l’impegno civile che testimonia ogni parola.
E allora quale migliore occasione è stata offerta ai tanti giovani che, seduti sugli spalti dell’aula parlamentare, hanno potuto riflettere sui valori della fratellanza e della solidarietà e ricordare quel clima di profondo smarrimento dove tutto, 70 anni orsono, pareva perduto.
Molto possono fare i giovani e fra questi gli studenti, che con il loro contributo aiuteranno a salvaguardare l’eredità che ci hanno lasciato coloro che reagirono alla barbarie in nome di ciò che avevano subito, perché erano giovani e talvolta giovanissimi quei ragazzi che fecero la Resistenza e che diedero un grande contributo alla pace.