Domenica la presentazione dei tesori della nave romana dei dolia

dolia nave romanaSANTA MARINELLA – Sabato 11 dicembre, con inizio alle ore 10:00, si terrà al Castello di Santa Severa, presso la sala conferenze del Museo del Mare e della Navigazione Antica, la presentazione dell’allestimento museale dei ritrovamenti effettuati sulla nave romana dei Dolia di Ladispoli. Interverranno Piero Alfredo Gianfrotta (Università della Tuscia), Valeria D’Atri (Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale), Francesco Paolo Arata (Musei Capitolini di Roma) e Flavio Enei (Museo del Mare e della Navigazione Antica Santa Marinella). Nell’occasione verrà proiettato il documentario, prodotto da Rai 1,“Nel Mare degli Antichi”con il racconto filmato dello scavo. L’evento sarà introdotto dai saluti dei sindaci Roberto Bacheca del Comune di Santa Marinella, Crescenzo Paliotta del Comune di Ladispoli e Gino Ciogli del Comune di Cerveteri. La manifestazione è patrocinata dalla Città di Santa Marinella,dal Museo del Mare e della Navigazione Antica e dal Gruppo Archeologico del Territorio Cerite Centro Studi Marittimi con la collaborazione di Archeodromo s.r.l Servizi Didattico-Culturali e Poseidon usr Underwater Scientific Research.
Il relitto della nave romana con dolia di Ladispoli è stato individuato nel 1983 a quasi un miglio (1.852 metri) a largo della costa compresa tra Ladispoli e Torre Flavia, a dodici metri di profondità, su un tratto di fondale prevalentemente sabbioso. Lo scavo è stato condotto, dal 1983 al 1985, a cura della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale e dell’Università di Roma “La Sapienza” (Istituto di Topografia Antica), sotto la direzione di V. D’Atri e P. A.  Gianfrotta. Al carico della nave, disperso in un’area di circa 400 mq, appartengono cinque grossi dolia di due tipi differenti, quattro di forma quasi sferica e uno cilindrico leggermente più piccolo, conservatisi integri, oltre a numerosi frammenti, per un totale all’origine verosimilmente di dieci/dodici esemplari. Per capacità i primi raggiungono circa 2500 litri, i secondi 1000 (nella foto). Il carico era completato da anfore Dressel 2-4, di produzione campana, di cui rimangono tre esemplari integri, ancora sigillati da tappi di sughero, ricoperti da un sottile strato di impasto argilloso. Della nave è stata scoperta la parte centrale (ca. m. 7 x 3,5), pertinente ad una nave in origine lunga una ventina di metri, con ancora in posto la chiglia, il paramezzale, caratterizzato dall’incasso quadrangolare per l’impianto del piede dell’albero (la “scassa”),  una ventina di madieri sormontati in alcuni punti da serrette e serrettoni, e  relativo fasciame abbastanza ben conservato. Le caratteristiche della chiglia assai poco pronunciata, il fondo sensibilmente appiattito e i madieri molto ravvicinati tra loro sembrano funzionali a sostenere il peso importante dei dolia sulla parte centrale della carena e rendevano la nave adatta sia ad una navigazione marittima  che fluviale. Sulla base del carico è stato possibile calcolare il tonnellaggio della nave che doveva avere una stazza lorda di circa 50 tonnellate Nel corso dello scavo è stata rinvenuta parte della dotazione di bordo a disposizione dell’equipaggio, che contribuiscono a datare il relitto ai primi anni del I secolo d.C. Iscrizioni graffite sono presenti sul fondo esterno di alcuni piatti, indicanti la proprietà della suppellettile. Dalla stessa zona provengono anche un recipiente globulare di piombo, una mezza dozzina di lucerne a volute già usate, parti in legno della mobilia di bordo  fra cui una cassettina parallelepipeda di legno (chiusa superiormente da un coperchio scorrevole, bloccato da una piccola serratura di bronzo) in cui erano racchiusi in sacchetti di stoffa semi di coriandolo e di cumino di probabile impiego medicinale (da collegare con il piatto in aretina graffito con Medeor).La nave di Ladispoli ci illumina su una particolare modalità di trasporto, diffusa  dall’epoca augustea fino alla metà del I sec. d.C: il trasporto del vino sfuso contenuto nei dolia, collocati in un posto fisso al centro della nave. Tipo di trasporto che offriva un indubbio vantaggio d’ordine economico, garantendo i dolia un volume di carico di gran lunga maggiore rispetto a quello delle anfore. I dolia, inoltre, in quanto contenitori fissi a bordo, svolgevano una funzione di trasporto del carico sia nei viaggi di andata che di ritorno. Alcuni esemplari presentano bolli  accompagnati da timbri quadrati, con il nome di  Caius Piranus  Sotericus, liberto della famiglia dei Piranii, attestati a Minturnae, importante porto del Lazio meridionale all’imboccatura del Garigliano, al centro di un’area di diffuse e qualificate produzioni vinicole,dove confluivano agevolmente i prodotti dell’entroterra destinati all’esportazione marittima. Proprio Minturnae può essere considerata il centro di questo nuovo tipo di trasporto marittimo (anche per la costruzione delle navi) avente per destinazione i mercati della Gallia e della Spagna, da dove, dopo aver sbarcato il vino italico, come carico di ritorno proveniva il vino provinciale più a buon mercato e destinato a Roma ad un rapido consumo.