CIVITAVECCHIA – “Bisogna soprattutto che qualcuno ci faccia comprendere il vantaggio di frequentare una scuola e di raggiungere un livello culturale interessante perché se noi fossimo più colti la nostra vita sarebbe di qualità migliore, sicuramente”.
Queste parole sono solo alcune che il cantante Renato Zero ha espresso durante la conferenza del concorso “Zero in letteratura” avvenuta il 6 marzo scorso e promossa dall’associazione “Fonopoli”, alla quale ha partecipato con molto entusiasmo anche l’stituto “Marconi” di Civitavecchia.
Il concorso vedeva protagonisti proprio i giovani delle scuole superiori di Roma e provincia e come scopo si proponeva di mettere in evidenza il valore sociale dei testi del cantautore romano esprimendosi attraverso elaborati scritti o in opere di arte visiva (disegni, dipinti, video). In entrambi i casi, era necessario far trapelare le proprie emozioni che potevano essere legate alla situazione che sta vivendo l’Italia in questo momento, o semplicemente raccontare le proprie sensazioni su temi che ancora oggi l’uomo si trova ad affrontare.
Agli studenti partecipanti è stato chiesto di analizzare in maniera personale uno dei testi delle canzoni che erano: “La favola mia” – Le nostre maschere, essere ed apparire; “La tua idea” – Disagi e opportunità nel mondo dei giovani; “Immi Ruah” – Ecumenismo e dialogo interreligioso; “Dal mare” – Storie di immigrazione e politiche di accoglienza; “Qualcuno mi renda l’anima” – I rischi della condizione infantile.
A decretare i vincitori una giuria di alto livello, formata da Vincenzo Incenzo, che collaborò a molti testi di Renato, Marco Travaglio, giornalista internazionale, Malcom Pagani, critico musicale ed infine il mitico Renato Zero il quale, con il semplice potere della parola, ha espresso il suo giudizio sui lavori di tutti i ragazzi vincitori e non solo. Infatti, il cantante inizialmente ha spiegato che cosa voleva dire per lui trovarsi lì, di fronte a più di trecento ragazzi, che definisce come coloro che appartengono ad una “generazione fenomenale” e successivamente ha premiato gli istituti che si erano distinti rispetto agli altri per la preparazione e per la creatività. L’Istituto “G. Marconi” è stato uno dei licei – per la maggior parte classici – premiati non solo per il modo di scrivere degli studenti, ma anche per l’impegno e il vivo interesse nell’affrontare le tematiche proposte dal concorso. Il premio è stato ritirato dalla professoressa Camilla De Iorio, che ha coordinato i lavori e che ha accompagnato alla cerimonia di premiazione, insieme alla prof.ssa Irma Senatore, l’intera classe V D, nella quale si è contraddistinta Dalila Brugaletta. L’alunna, che ha esaminato nel suo lavoro il testo “La favola mia” creando una bellissima ed originale analisi testuale, ha ricevuto i complimenti da parte della giuria per la conoscenza approfondita mostrata circa le tecniche di analisi formale ed il suo lavoro ha guadagnato il secondo posto su trecento elaborati.
Renato Zero si è espresso così alla fine del suo discorso: ”Per quanto mi riguarda io ho una piccola cassaforte qui in mezzo allo sterno e una all’altezza del cranio e sappiate che non esiste una RAM più efficace di quella che possiedo naturalmente e che vi ha regalato il Padre Eterno pure a voi. Usatela sempre ma con amore, ciao”.(Claudia Kopczewski, V liceo sez.D)
“Come anche è stato sottolineato dalla giuria – commenta la Professoressa De Iorio – i lavori di tutti gli alunni del Marconi sono stati molto interessanti. Risulta un dato allarmante e nel contempo positivo: in tutti gli elaborati, si avverte la sofferenza dei giovani per la crisi economica e sociale, nella quale vivono, ma nello stesso tempo ogni alunno/a ha insistito sulla necessità di non farsi rubare i sogni, di lottare ogni giorno contro chi vuole fare della nostra vita la sua vita. Davvero un’esperienza meravigliosa, sul piano culturale, letterario, sociale, che vede come protagonisti i nostri studenti, pronti e capaci, come solo loro sanno fare , a donarci pillole di sana e semplice saggezza, da cui possiamo, ancora una volta, noi che insegniamo, solo imparare”.