SANTA MARINELLA – Una serata contrassegnata dalla delicatezza e dalla fragilità dei sentimenti ha caratterizzato ieri il festival di Santa Marinella: due piccoli- grandi film dedicati alle intermittenze del cuore, all’importanza degli incontri e delle relazioni che, per quanto brevi, possono mutare il corso di una vita. Riuscitissima la prima prova dietro la macchina da presa di Massimo Natale, che nel raccontare l’estate pugliese dell’adolescente Martino nella “caldissima” Italia del 1980, dopo Ustica e subito prima della strage di Bologna, immagina come un singolo incontro possa modificare il corso non solo di una singola esistenza, ma della storia stessa. Natale racconta con grande passione e uno sguardo mai scontato l’estate del quattordicenne Martino: orfano di madre, vessato da un fratello maggiore troppo “bulletto”, Martino passa le giornate a fantasticare. Ripercorre le rocambolesche avventure del capitano Drakul, protagonista di una storia dell’infanzia raccontatagli dalla madre, mentre la sua vita viene segnata dall’incontro con un militare americano che gli insegnerà come solcare i mari con la sua tavola da surf e come cavalcare l’onda più grande, il suo amore per la bella Silvia, la ragazza del fratello. Con un linguaggio asciutto, mai ridondante, Natale ci racconta la potenza del sogno, regalandoci la ricchezza poetica di un semplice incontro, di uno scambio di sguardi. Il mare selvaggio e incostante del sud della Puglia è l’altro vero protagonista del film: il mare che inghiotte chi lo sfida, ma che anche lo salva. La stessa delicata e fragilissima poeticità si ritrova nel secondo film della serata: opera di un veterano del cinema (anche se le sue prove sono molto ponderate, soppesate per anni) come Emidio Greco che finalmente – pare che pensasse a questo film da oltre trent’anni – riesce a realizzare il suo “Notizie dagli Scavi” tratto dall’omonimo romanzo di Lucentini: in quest’operetta morale si racconta la storia del Professore (un sempre bravissimo Giuseppe Battiston), un uomo qualunque con una stramba passione per i numeri e le civiltà antiche, vive in una casa di appuntamenti sbrigando commissioni per la Signora (una giunonica Iaia Forte) e per le sue ragazze. La sua routine cambia con il ritorno nella sua vita della Marchesa (sorprendente Ambra Angiolini) – ex-adepta della Signora, una ragazza fragile che tenta il suicidio per amore. Il nuovo incontro tra le loro due anime “alienate” dal mondo da’ origine a un sentimento sincero, autentico, risvegliando in entrambi quel che sembrava sepolto per sempre. Questa trama, forse non troppo originale, era già illuminata dalla prosa raffinata e delicata di Lucentini, da quella sua abilità nel sublimare l’italiano dialettale fino a farlo divenire un linguaggio colto, raffinatissimo. Greco mantiene la peculiarità di questa ricerca linguistica, e anche il suo sapore antico, trasferendo però la storia nella Roma di oggi. L’ossimoro generato da questa improbabile convivenza è forse il maggior punto di forza del film: la Roma iper- trafficata, per certi versi volgare di oggi, si carica di una tenera nostalgia del passato: e così certi anacronismi non solo linguistici (la casa della Signora oggi sarebbe un po’ improbabile) conferiscono lievità al film, facendone una piccola poesia.
Questa sera il giardino dell’hotel “Le Palme” ospiterà una nuova doppietta di film: “L’estate prima della luna” di Massimo Guglienti, pellicola ambientata nella San Pietroburgo di fine anni ’60, racconta la storia di un amore impossibile tra un ebreo dell’Est emigrato in America e una giovane russa che sogna di diventare cosmonauta. Il cast internazionale annovera attori russi, sloveni, bosniaci e italiani (piccolo ruolo anche per il nostro Giancarlo Giannini). A seguire “La misura del confine” di Andrea Papini, thriller psicologico che vede coinvolte due squadre di topografi, una svizzera l’altra italiana, alla ricerca di una misteriosa mummia sul Monte Rosa.
Francesca Montanino