CIVITAVECCHIA – Immaginiamo una passeggiata in un qualsiasi pomeriggio di luglio per il colorato lungomare del Pirgo. Immaginiamo che, dopo una lunga camminata sotto il sole cocente di questi giorni si cercasse sollievo in una zona verde. Molti di noi, arrivati in fondo al lungomare Thaon de Revel, girerebbero senz’altro l’angolo, attirati dall’ombra degli alberi di piazza Verdi. Come presi da un miraggio, si dirigerebbero dritti verso una delle due panchine al centro della piazza… ma il miraggio rivelerebbe ben presto la sua natura di fuoco fatuo: a ricordo delle panchine ci sarebbe infatti un fatiscente gruppo di assi di legno, barcollante e inagibile. A questo punto, presi dallo sconforto, cominceremmo a guardarci intorno alla ricerca di qualche altro punto di ristoro: e proprio in quel momento ci renderemmo conto di non stare sostando in un’area verde nel mezzo di un quartiere residenziale della città, ma in “quello che resta” di lei, una sorta di relitto urbano dimenticato dalla comunità. Il gioco di immaginazione finora descritto ha ben poco di irreale: le condizioni in cui versa piazza Verdi possono competere benissimo con quelle di una area pubblica di un qualsiasi quartiere degradato alla periferia del terzo mondo. Oltre alle suddette panchine, gruppi di mattoni smontati e accatastati ricordano una vecchia fontana (magari anche bella), di cui ora non resta che un getto d’acqua intermittente. Lo stesso vale per quell’ammasso di terra e mattoni al centro della piazza: forse un’aiuola? Al posto dei fiori, cartacce e resti di cibo. Gli stessi rifiuti adornano il prato secco: ennesima prova che in questa città a una cattiva amministrazione si unisce anche l’inciviltà di alcuni cittadini. E poi lampioni rotti, i cui residui di vetri restano sparsi per terra. Sorgono quindi spontanee le stesse domande, forse ormai retoriche ma purtroppo necessarie: chi è responsabile di questa incuria? Nei piani di questa amministrazione è previsto un serio intervento per la manutenzione e la ristrutturazione di questo spazio della comunità? Oppure, dimentica da tutti, piazza Verdi è destinata a diventare un accumulo di rifiuti, una zona di passaggio da evitare perché fatiscente e maleodorante? Le auguriamo un destino migliore, mentre ci avviamo alla ricerca di un altro luogo di ristoro non solo agibile, ma che possa dimostrarsi un degno specchio di una città civile e attenta ai propri spazi comuni.
Francesca Montanino