CIVITAVECCHIA – A dispetto dell’opinione pubblica che teme di incontrare ragazzi tunisini in giro per la città, parlare e mettersi in contatto con loro è molto difficile se non, ai più, impossibile al momento. La nostra Redazione è riuscita a conoscerne alcuni tra i più giovani e ad intervistare i collaboratori che li hanno accolti nei vari centri.
“Sono ragazzi che vengono da realtà non troppo dissimili dalle nostre o comunque da ceti sociali agiati – ci spiega un’operatrice di un centro di accoglienza cittadino – hanno famiglie con cui si sono messi già in contatto e con cui comunicano quotidianamente, hanno studiato e lavorato: abbiamo ex cuochi, ex dj, animatori, ma dopo la caduta di Ben Alì, l’ex dittatore tunisino costretto a fuggire dall’ondata rivoluzionaria, si sono trovati nel caos più totale e sono emigrati per cercare un futuro che nel loro paese non riuscivano più a vedere”.
Giovani, sani ed istruiti, alcuni anche laureati, quindi, i tunisini che hanno dato modo ad alcuni civitavecchiesi di dare sfogo a ogni sorta di fantasia e paura. Tante, forse troppe falsità e cattiverie sono state dette infatti in questi giorni su questi ragazzi che hanno negli occhi la speranza di costruirsi una vita migliore e sulla bocca grandi sorrisi, nonostante il dolore e le difficoltà che hanno vissuto e stanno vivendo ancora.
“Appena arrivati erano spaventatissimi e stanchi dopo i due viaggi: quello dalla Tunisia a Lampedusa e poi da Lampedusa a qui – ci dice ancora l’operatrice – ma da subito si sono dimostrati disponibili a tutte le regole, alla convivenza e all’aiuto reciproco. Sebbene parlino solo l’arabo e il francese stanno cercando di integrarsi tramite il gioco e la collaborazione, hanno accettato di buon grado tutte le disposizioni del centro e sono molto motivati ad imparare”.
Certamente i ragazzi tunisini, nonostante la buona volontà, dovranno incontrare molte difficoltà e questo perché il territorio non è ancora organizzato per integrare: i corsi di alfabetizzazione, ad esempio, non sono sufficienti, il permesso di soggiorno temporaneo presenta molti punti ancora critici e poco chiari, e tanti sono i problemi che l’arrivo di un numero così elevato di persone ha generato e a cui le istituzioni non sanno dare al momento soluzioni. Purtroppo spesso questa mancanza di risposte crea il panico nei cittadini spingendoli al rifiuto dell’altro. E’ una lotta tra l’ultimo e il penultimo della scala sociale che si è venuta a consumare con una conseguente xenofobia che cresce a dismisura.
Claudia Feuli