CIVITAVECCHIA – Enrico III di Navarra, poi Enrico IV di Borbone, alla storia come “il grande”, quando fu messo di fronte alla scelta di convertirsi per poter ascendere al trono, non ebbe dubbi: “Parigi val bene una messa!”.
C’è una campagna elettorale che si avvicina, questo è noto a tutti; e mano a mano che si avvicina prenderà il sopravvento sulla realtà quotidiana la realtà dei sogni, delle promesse, delle oasi raggianti; e certamente “la Civitavecchia da copertina val bene la Civitavecchia reale”. Se pensiamo a città di serie A e città di serie B ai più verrà subito in mente la dialettica “quartiere popolare, quartiere residenziale” o la ben più celebre “centro, periferia”; quello che però è stato segnalato da alcuni nostri lettori e da un’impressione più generale è che la Civitavecchia di serie A è la Civitavecchia satinata, da copertina, quella delle rotonde anche negli incroci a T, quella delle madonnine che hanno dovuto miracolare la fine dei cantieri omonimi, quella delle marine che si sa quando si iniziano ma non si sa quando finiscono; tutto questo al cospetto di una Civitavecchia di serie B che è la Civitavecchia reale, che magari si preoccupa più dell’illuminazione, delle perdite idriche, del fatto che se piove tre giorni crolla un pezzo di via Apollodoro. Abbiamo fatto un giro nella Civitavecchia di serie B, che poi è Civitavecchia, e per dimostrare che non parliamo di periferie in senso lato; ci siamo aggirati per zone più o meno centrali, o centralissime; ci siamo concentrati sul manto stradale, con la promessa di dedicarci nelle puntate a venire ad altre quisquilie che spariscono di fronte ad un bel marciapiede in marmo rosa; cose come l’illuminazione, la segnaletica, il verde. 
Lo spettacolo è stato forte. In zona San Pio X sembra di essere al rally di Corsica; proseguendo per via dell’Immacolata la situazione peggiora fino ad arrivare a smottamenti carsici nella nuova zona residenziale sulla Mediana nuova. Non fidandoci abbiamo proseguito per via Apollodoro, via quantomeno semi-centrale: anche lì in effetti la situazione non migliora affatto; scendendo e dirigendoci verso il centro, se non si balla quanto meno si trema in corso Marconi; e dulcis in fundo in via Dalmazia, a ridosso del porto storico, troviamo uno strano ibrido tra una transenna e una parapedonale; alla fine di via Dalmazia e del nostro piccolo tour però ci affacciamo e scorgiamo le glorie della marina, tra fontane chiuse, transenne ormai veterane e piazze senza eventi.
Simone Pazzaglia







