CIVITAVECCHIA – Terzo appuntamento con l’inchiesta “Cervelli in fuga da Civitavecchia”. Questa volta la nostra redazione ha intervistato Dario Morgillo, 28 anni, ingegnere aereospaziale che ha trovato lavoro a Bologna, lasciando le sponde civitavecchiesi.
Dario, quando hai lasciato Civitavecchia?
“In maniera fissa a febbraio…dall’età di 18 anni ho vissuto a Roma ma tornavo spesso. Vista la vicinanza con casa, facevo avanti e indietro; per un periodo da Roma ho fatto il pendolare con Colleferro dove seguivo uno stage lavorativo. Ora vivo a Bologna e torno naturalmente molto meno. E non escludo altri spostamenti in futuro”.
Eri già stato fuori città per altri periodi di tempo? Per che genere di esperienze?
“Tolti i viaggi che ho fatto per passione e turismo mai per lunghi periodi, a parte appunto l’esperienza universitaria, che comunque mi ha tenuto lontano per sei anni”.
Che genere di formazione hai seguito fuori Civitavecchia?
“Ho frequentato l’Università La Sapienza alla facoltà di ingegneria aereospaziale, dopodichè un master di secondo livello che, come detto prima, mi ha obbligato al pendolarismo con Colleferro”.
Hai sempre visto il tuo futuro lavorativo fuori da Civitavecchia?
“Per il tipo di corso di studi si, evidentemente già la scelta fatta a 19 anni di studiare ingegneria aereospaziale mi obbligava a fare scelte lontane dalla città natale”.
A Bologna hai trovato la tua dimensione o pensi di spostarti ancora?
“A dire la verità Bologna mi piace molto. Potrei starci anche il resto della mia vita ma vorrei vivere anche in altre città. Dipende soprattutto da quello che accadrà in termini lavorativi, non mi pongo limiti, credo che viaggiare arricchisca sempre e comunque, confrontarsi con nuove realtà lascia sempre sedimentare qualcosa di positivo e costruttivo”.
Credi che tornerai un giorno a Civitavecchia per lavorare? Ti piacerebbe?
“Magari più avanti, se ci sarà possibilità soprattutto a livello lavorativo, non mi dispiacerebbe. Non è un discorso nostalgico di per sé, ma in fondo Civitavecchia resta pur sempre casa mia, e lo resterà sempre”.
Cosa consiglieresti ad un giovane civitavecchiese che volesse trovare al sua strada? E’ dura fare la valigia?
“Di non permettere assolutamente alla pigrizia o alla paura di evitargli qualunque nuova esperienza possa o voglia fare. All’inizio è strano ma poi si conosce sempre qualcuno, si trovano persone e luoghi che ci rispecchiano, si costruiscono situazioni diverse e le cose inevitabilmente migliorano, bisogna avere il coraggio e la curiosità di confrontarsi col mondo”.
Vedi quello civitavecchiese come un tessuto sociale solido e in grado di offrire possibilità?
“Non molto, purtroppo. Per molti percorsi di studio diventa inevitabile andar via, anche per molte storie, ma non bisogna vedere l’andar via come qualcosa di traumatico, ma come un’opportunità”.
Simone Pazzaglia