Cervelli in fuga da Civitavecchia (4)

andrea solaroCIVITAVECCHIA – Quarto appuntamento con l’inchiesta di Centumcellae News sui “Cervelli in fuga da Civitavecchia”. Stavolta torniamo fuori dall’Italia, in Inghilterra, e a parlarci della sua storia è Andrea Solaro, che da Civitavecchia ha preso il volo per completare la sua formazione all’estero.

Andrea, quando hai lasciato Civitavecchia?

 

“Sono partito da Civitavecchia a fine settembre del 2010”

 

Eri già stato fuori per altri periodi di tempo? Per che genere di esperienze?

 

“Sì. La prima esperienza all’estero è stata in Danimarca per un programma di scambio culturale durante le scuole superiori. Poi ho trascorso l’estate del 2003 a Londra e alcuni mesi a Dublino nel 2004 per imparare un po’ di inglese e fare qualche lavoretto. Più recentemente nel 2009 ho trascorso un mese a Strasburgo e un altro mese a York l’anno seguente”.

 

 

Che genere di formazione hai seguito fuori Civitavecchia?

 

“Durante i soggiorni in Francia ed in Inghilterra ho svolto corsi di lingua mentre adesso sono agli ultimi mesi di un master in politica e diritto internazionale, sarebbe a dire un anno di specializzazione universitaria che nell’ordinamento italiano corrisponderebbe alla laurea magistrale”.

 

Hai sempre visto il tuo futuro lavorativo fuori da Civitavecchia?

 

“Direi non solo lavorativo, ma anche la vita in generale. I corsi universitari che ho seguito e sto seguendo sono per loro natura a vocazione internazionale per cui un loro naturale esito prevedono, se non un futuro, quantomeno dei periodi di permanenza all’estero”.

 

In Inghilterra hai trovato la tua dimensione o pensi di spostarti ancora?

 

“Lo chiedi ad un esterofilo convinto e ad uno che da molti anni ha il pallino per il Regno Unito e che ha imparato ad apprezzare il profondo senso civico di questa gente. Studiare in Inghilterra è quanto di meglio ci possa essere per uno studente universitario. Anche continuare a lavorare in questo paese rappresenterebbe per me una grande opportunità di crescita professionale e non solo. Tuttavia il desiderio è quello di continuare a spostarsi e a proseguire un percorso formativo in altri paesi e luoghi prima di trovare una dimensione definitiva”.

 

Credi che tornerai un giorno a Civitavecchia per lavorare? La prospettiva ti piacerebbe?

 

“Sarei più che disposto a tornare Civitavecchia per lavorare, ma non prima di aver compiuto altre esperienze formative e professionali sia in Italia che all’estero. Tuttavia credo che rimarrà il problema di trovare una posizione in grado di soddisfare le mie aspettative professionali e di vita”.

 

Cosa consiglieresti ad un giovane civitavecchiese che volesse trovare al sua strada? E’ dura fare la valigia?

 

“Meglio non lasciarsi sfuggire nessuna occasione per apprendere e conoscere, specie se si tratta di entrare a contatto con realtà diverse dal proprio luogo d’origine. Lasciare per un lungo periodo la propria casa, la famiglia, gli amici e gli affetti non è mai facile. Ciò non deve necessariamente essere visto come un passaggio definitivo della propria vita ma piuttosto come una fase che ti permette di costruire a piccoli passi il tuo futuro”.

Vedi quello civitavecchiese come un tessuto sociale solido e in grado di offrire possibilità professionali?

 

“Negli ultimi dieci anni Civitavecchia si è aperta in maniera considerevole al resto d’Italia e al mondo grazie alla sua felice geografia e al suo territorio. Il Mediterraneo ed il Tirreno sono ridivenuti luoghi di scambio e di incontro. Da ciò Civitavecchia ha tratto qualche vantaggio per sé e per i suoi cittadini, ma non ha saputo sfruttare a pieno le occasioni che le si sono presentate e lo sviluppo tra la città e gli altri settori produttivi del territorio è risultato alquanto disomogeneo. Questo, a mio giudizio, è uno dei motivi per cui Civitavecchia non è stata in grado di offrire possibilità per tutti. Inoltre, le occasioni che si presentano ai giovani appaiono sempre troppo precarie e poco allettanti per chi desidera raccogliere i frutti di un lungo percorso formativo. Detto ciò, è più che legittimo il desiderio di molti ragazzi e ragazze di voler lasciare il proprio luogo d’origine alla ricerca di luoghi che sappiano valorizzare i loro talenti e le loro ambizioni”.

Simone Pazzaglia