S. Marinella. “Tutte le bugie del Comune sul Consorzio Medio Tirreno”

SANTA MARINELLA – “Il Delegato ai Tributi forse voleva rassicurarci; in realtà è riuscito a farci preoccupare ancora di più per come ha fantasiosamente trasfigurato la realtà”. I Consiglieri di minoranza replicano così ad Emanuele Minghella dopo l’esposto presentato alla Corte dei Conti in merito alla gestione del Consorzio Medio Tirreno.
“Innanzi tutto i fatti – rispondono i consiglieri di opposizione – Lui dice che il Comune ha chiesto il lodo arbitrale contro il Consorzio Tirreno: falso: è il consorzio che ci ha chiamati in causa perché non pagavamo canoni e adduzione di acqua per gli anni 2009 e 2010, malgrado che i nostri rappresentanti nel Consorzio avessero approvato il bilancio che imponeva quei pagamenti. Lui dice che eravamo usciti dal Consorzio: falso: la relativa delibera da sola non basta; per uscire davvero ci vuole l’assenso degli altri consorziati: assenso mai chiesto né ottenuto. Lui dice che la causa riguardava anche il 2011 il 2012: falso: la causa riguardava solo il 2009 e il 2010, anni cui si riferiscono i 400.000 euro da dare al Consorzio. I 160.000 euro sono per gli anni successivi e si aggiungono ai 400.000, non vi sono compresi”.
“Secondo Minghella – proseguono dalla minoranza – la causa l’avremmo fatta per costringere ACEA a pagare! Questa, malgrado una certa frequentazione del diritto, non l’avevamo mai sentita. Andare in causa con Medio Tirreno per far pagare ACEA meriterebbe il Nobel per l’astuzia! Domanda: non sarebbe stato più semplice fare causa ad ACEA senza perdere prima con Medio Tirreno? Infine: lui dice che noi pagheremo i 400.000 euro e poi Acea ci ridarà i soldi. E come facciamo? A quanto è dato sapere, ACEA già non ha mai pagato somme sicuramente dovute, cioè i circa 100.000 euro l’anno per l’uso delle strutture (forse perché mai chiesti?). E adesso Minghella pensa di chiedere ad ACEA denaro che siamo stati condannati a pagare per aver commesso errori ed omissioni gravissime di cui ACEA sicuramente non è responsabile? Buona fortuna (a noi più che a lui). Forse – concludono – sarebbe stato meglio un sobrio e dignitoso silenzio”.