S. Marinella. Referendum, Il Paese che vorrei a Tidei: “Che balle!”

SANTA MARINELLA – Dal movimento civico “Il Paese che vorrei” riceviamo e pubblichiamo:

“Il Sindaco ha più volte sostenuto a mezzo stampa che non sia vero che i referendum avrebbero dovuto tenersi entro il 2021, perché il Comitato non avrebbe consegnato le firme in tempo utile.
Il termine ultimo di raccolta firme per ottenere l’indizione dei referendum era il 15 marzo 2021.
Il termine di consegna delle firme per l’indizione del referendum entro l’anno era il 28 febbraio 2021 e due erano le finestre temporali previste per lo svolgimento delle consultazioni: primavera e autunno 2021.
Il 1 marzo, (il 28 febbraio era domenica, e, per legge, i termini sono prorogati al primo giorno feriale successivo) il Comitato ha consegnato un numero sufficiente di firme per garantirsi l’indizione della consultazione entro il 2021 e poi ha continuato a raccoglierne fino alla scadenza dei termini per consolidare il risultato. Quindi, per quanto riguarda il dettame regolamentare, perfettamente entro i termini.
Oltre i fatti, esiste poi lo spirito di una legge, (ratio legis) ovvero il fine per cui il legislatore l’ha emanata, il cui rispetto dovrebbe animare chi rappresenta le Istituzioni.
E lo spirito delle leggi sugli strumenti di partecipazione popolare in un paese democratico non è certo quella di tentare in ogni modo di ostacolare l’espressione e la partecipazione civica, come ha invece fatto il nostro Primo Cittadino, sia in fase di raccolta firme che dopo.
È facile rintracciare sulla stampa le dichiarazioni da lui rilasciate per allontanare di volta in volta (in spregio alla tempistica prescritta dal Regolamento oltre che al senso del ridicolo) l’obbligo in capo al Sindaco di indicare una data per le consultazioni.
Dopo la consegna delle firme, ha inaugurato la sagra della balla, prima dichiarando a gran voce che un referendum in primavera era impossibile e che la consultazione si sarebbe svolta il 3 ottobre – “come indicato dal Governo nazionale”; poi, all’approssimarsi di quella data, sostenendo che un referendum in autunno era impossibile e che la consultazione si sarebbe svolta in primavera del 2022 continuando però a non indirlo ufficialmente.
Ma perché, direte voi, tanta ritrosia nell’individuare ufficialmente una data? È presto detto: lo Statuto Comunale, all’art. 80 prescrive che, una volta stabilita una data, l’Amministrazione “deve sospendere ogni atto relativo alle questioni oggetto della consultazione”: cioè, nel nostro caso, deve interrompere ogni iter relativo a cimitero, farmacia, stabilimento Perla, parcheggi, piazza ex fungo. Ahaaa! Scoperto l’arcano: il referendum non viene indetto perché ciò significherebbe smettere, quantomeno temporaneamente, di lavorare alla svendita dei nostri beni comuni.
Chiusa anche la finestra autunnale, stanco di farsi menare per il naso, il Comitato ha deciso di ricorrere al TAR; raccogliendo fondi e pagando di tasca propria per veder rispettato un diritto costituzionale! E adesso, messo alle strette perché la questione è passata a organi istituzionali a lui superiori, Tidei, proseguendo nella sua indefessa attività di produttore di fandonie, sostiene che non c’era alcun bisogno di sollecitazioni!
Il tutto condito da affermazioni senza vergogna relativamente al fatto che, qualsiasi sia l’esito del referendum – cioè qualsiasi sia il voto espresso dai cittadini di Santa Marinella sulla cessione pluridecennale dei propri Beni Comuni – lui non ne terrà alcun conto perché evidentemente dell’opinione della comunità che amministra non sa che farsene.
Non proprio un bell’esempio di democrazia e di rispetto delle leggi, soprattutto da parte dell’esponente di un partito che si definisce democratico”.

Il Paese che Vorrei