S. Marinella. Il Paese che vorrei: “Zero idee, zero progetti, zero tutele”

SANTA MARINELLA – Dal movimento politico “Il Paese che vorrei” riceviamo e pubblichiamo:

“Zero idee, zero progetti, zero tutele. Solo una grande avidità di denaro da incassare senza obiettivi di spesa di utilità sociale; anche sui parcheggi, il Sindaco e la sua maggioranza non si smentiscono e a pagarne le conseguenze sono sempre i cittadini.
In un paese normale, un’Amministrazione sana partirebbe da uno studio sulla mobilità per individuare le difficoltà e le esigenze dei pendolari, lavoratori e studenti, dei residenti, delle categorie più fragili, dei turisti. Fatto questo, potrebbe decidere di sviluppare un piano di mobilità sostenibile che tenga conto delle diverse necessità, nelle diverse fasce orarie, nei diversi periodi dell’anno partendo dalla considerazione che, in un luogo di villeggiatura, la stagione estiva possa richiede misure differenti per gestire l’afflusso e traffico veicolare. Concetto difficile ma non impossibile da comprendere.
Il piano dovrebbe puntare a fornire ai cittadini un trasporto pubblico efficiente e ai turisti un sistema di collegamento tra le diverse spiagge e luoghi di interesse che spinga, gli uni e gli altri, ad usare meno i veicoli privati. Potrebbe (addirittura!) prevedere un criterio di qualità nella scelta dei mezzi affinché siano a basso inquinamento e totalmente accessibili e politiche attive per favorire l’uso di biciclette per i piccoli spostamenti cittadini.
Un’amministrazione sana, stimerebbe poi il costo dell’operazione verificando le possibili fonti di finanziamento e solo a questo punto valuterebbe la copertura dei costi residui attraverso l’istituzione di una tassa sul parcheggio su suolo pubblico, le strisce blu.
Perché in un’ottica sana le strisce blu servono a finanziare i costi di un trasporto pubblico – efficiente, capillare, di qualità, accessibile ai disabili ed ecologico – attraverso il pagamento di una tassa a carico di quei cittadini che, pur avendo una valida alternativa, scegliessero di utilizzare comunque la propria auto.
I pendolari, invece, non usano la macchina per sfizio ma per andare a lavorare; già pagano per recarsi al lavoro e non è giusto che paghino un’ulteriore tassa. I residenti lasciano la macchina per strada perché non tutti hanno un garage e sarebbe difficile portarsela in camera da letto; dovrebbero essere esentati dal pagamento del parcheggio intorno alla propria residenza. Anche un bambino capirebbe che far pagare loro una tassa equivale ad avvantaggiare ancora coloro che già hanno la fortuna di potersi permettere un parcheggio privato.
In prossimità delle vie commerciali, le aree di parcheggio (come ex-fungo o lucciola) dovrebbero essere gratuite per incoraggiare il parcheggio fuori dalle carreggiate stradali, se invece si vuole avere la comodità di parcheggiare davanti ai negozi è giusto che si paghi la sosta. Naturalmente, questo concetto non può valere per chi ha difficoltà motorie o altre generi di impedimenti, a cui deve essere sempre garantito un parcheggio in esenzione, aldilà della presenza o meno delle strisce gialle.
Ma in un paese normale, si ragionerebbe anche sull’inopportunità di istituire una nuova tassa in un periodo in cui una pandemia ha già pesantemente colpito l’economia di vita della maggior parte dei cittadini, soprattutto se, come nel nostro caso, le tasse fossero già alla massima aliquota e la TARI in aumento. Si ragionerebbe infine sul periodo più opportuno per far partire quello che non dovrebbe essere un ennesimo balzello ma un progetto per una mobilità sostenibile. E chiunque troverebbe assurdo iniziare i lavori nel periodo estivo, quando la città è già piena di gente e di macchine.
Qui da noi non è così. Nessun progetto, nessuna indicazione sull’utilizzo dei proventi, nessuna prospettiva mirata al miglioramento della qualità della vita. Sempre e solo avidità che si abbatte sui cittadini che pagano e continueranno a pagare i danni culturali e materiali che l’incapacità della cosiddetta classe dirigente produce”.

Il Paese che vorrei