Potare gli alberi è un lavoro intellettuale

CERVETERI – È terminato domenica 8 marzo il 1° turno del “Corso di potatura dell’olivo”, organizzato ogni primavera dall’Associazione Libera Polis di Cerveteri, in provincia di Roma. Tantissimi i corsisti accorsi da tutta Italia, e numerosissimi anche quelli che si sono già prenotati per i prossimi fine settimana. Le iscrizioni vengono spesso anche da oltre il confine. Di seguito, il resoconto di Sergio Calderale, vice-presidente della onlus E-Co-Abitare, che ha partecipato in nome della sua Associazione in preparazione del primo grande progetto partecipato di co-housing in bioedilizia che sta per nascere in Italia e che sorgerà nei pressi del Lago di Bolsena su un terreno ricco di olivi.
“Potare gli alberi è un lavoro intellettuale – afferma –  Dirlo chiaramente, come viene fatto al corso di potatura degli olivi dall’Associazione Libera Polis, porta con sé un significato complesso e semplicissimo insieme. Carlo Mascioli (dottore forestale) e Daniele Brugiotti (tree-climber e arboricoltore), i due esperti che accompagnano i corsisti in una intensa tre giorni di teoria e pratica, compiono un excursus ragionato e motivante sul senso delle nostre azioni che vale sempre, anche se nella fattispecie l’esercizio è applicato all’arboricoltura. Accettare come presupposto che per potare gli olivi sia necessario adoperare prima di tutto il cervello significa assumere su di sé la responsabilità delle proprie azioni. Asserzione tutt’altro che scontata, soprattutto alla luce delle consuetudini di mala potatura cui assistiamo nelle città e nelle campagne del nostro Paese: quasi dovunque gli alberi vengono infatti “capitozzati”, ovvero moncati quasi interamente dei rami. Le conseguenze sono tragiche: gli alberi si ammalano, divengono fragili e sovente, sebbene con lentezza, muoiono. Per potare olivi servono innanzitutto competenze generali sulla fisiologia di un albero. Occorre conoscere i suoi organi, il suo stato naturale (selvatico), sapere di cosa si nutre e in che modo, cosa lo ferisce e cosa può curarlo, prima di avvicinarci. Dopodiché, potare non va considerata un’azione ovvia. Occorre infatti sgombrare il campo da un malinteso: non si pota per il bene dell’albero, il quale è capacissimo di regolarsi da solo. Lo si fa, viceversa, per indirizzarlo verso nostre necessità. Questo significa che non ha senso potare se alla base di questa azione non risiede un progetto: occorre avere chiaro il motivo per cui si intende potare e quale sia il risultato che si intende raggiungere. E, come ci ricorda Carlo Mascioli, prendere decisioni è la cosa più difficile. Tagliare qui o tagliare lì? Esporre l’albero a rischi maggiori nella voglia di plasmarlo come vorremmo, oppure assecondare maggiormente la sua natura selvatica e accontentarci? Una buona potatura, soprattutto quando si interviene su piante abbandonate o mal potate in precedenza, significa saper vedere e prevedere le reazioni e la crescita della pianta nel corso degli anni. Responsabilità e progettazione, come dicevamo, col carico di fatica che comportano. E, come ci ricorda Mascioli, un simile modo di procedere è ancor più faticoso in una società in cui siamo ormai abituati a delegare quasi tutto. Sarà per questo che nemmeno ci accorgiamo delle famigerate ‘capitozzature’ che sfregiano l’estetica di città e campagne, soprattutto in nome del business della potatura: peggio si pota, maggiore bisogno ci sarà di potare ancora. Ma prima delle speculazioni, gestite come spesso capita da amministrazioni pubbliche conniventi, il lasciapassare a pratiche così insensate lo diamo tacitamente noi cittadini nel momento in cui nemmeno ce ne accorgiamo: per ignoranza, per superficialità, perché, forse, noi per primi veniamo ‘capitozzati’ in un sistema che ci abitua a perdere la relazione con l’ambiente che ci circonda. E-CO-abitare onlus era presente in quanto patrocina, con Libera Polis, la costruzione di un co-housing ecosostenibile immerso nella natura con vista sul Lago di Bolsena, che potrà ospitare fino a 12 nuclei familiari, con abitazioni private e molti spazi comuni per la cultura, l’artigianato, la cura del corpo e dello spirito, e l’ospitalità. Le attività proposte al suo interno – conclude Calderale – saranno: eventi culturali, musica, teatro, arti, editoria, artigianato, discipline olistiche; ospitalità e ristorazione vegan; laboratori artigianali (legno, vetro, ceramica, sartoria, ecc.); agricoltura sinergica (con frantoio e birrificio artigianale); biblioteca gratuita aperta a tutti. Partner del progetto è anche l’Associazione di promozione sociale Open Culture Atlas”.