LADISPOLI – L’Associazione “Il Geco” ha indirizzato una lettera al Capo del Governo Mario Monti e al Ministro Andrea Riccardi per chiedere l’approvazione di un testo normativo che introduca il divieto di promozione e pubblicità di siti e attività destinate al gioco d’azzardo e alle scommesse.
“La richiesta – spiega il Presidente dell’Associazione Santo Fabiano – scaturisce dalla constatazione dell’incremento di pubblicità, sia nei giornali locali e nazionali, sia nelle reti televisive, che promuovono l’attività del gioco d’azzardo, con messaggi accattivanti che promettono facili guadagni, proprio nel momento in cui si manifestano gravi fragilità sociali che espongono molte persone al rischio di intraprendere uno dei ‘nuovi vizi’ sociali. Da un’indagine dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, risulta, infatti che sono circa 1,8 milioni gli italiani a rischio ludopatia che si manifesta come una vera malattia, che però non è riconosciuta come tale dal Servizio o sanitario nazionale e quindi non viene individuata e curata correttamente. A ciò si aggiunge che la commissione Antimafia della Camera dei Deputati ha rilevato sul fenomeno indubbie infiltrazioni della criminalità organizzata. L’inerzia dello Stato, al riguardo, risulta particolarmente grave, visto che gli introiti dei giochi rappresentano un importante segmento di mercato che soltanto nel 2010 ha fruttato 61,4 miliardi (quasi il 4% del Pil nazionale) e si manifesta in costante crescita.”
L’associazione Il Geco, pur riconoscendo la gravità della situazione economica del Paese, ritiene “grave e inopportuno che si possa scegliere di fare cassa puntando sulle illusioni dei cittadini, soprattutto per i danni oggettivi che le attività di azzardo già comportano, sia per le economie individuali, sia per la stabilità delle famiglie”.
“Si chiede al Governo – conclude Fabiano – maggiore sensibilità e attenzione ai valori sociali, prima che ai valori finanziari. Le soluzioni per il miglioramento sociale ed economico (prima sociale e poi economico) del Paese debbono essere cercate in direzione del consolidamento dei valori della ‘persona’ e della ‘famiglia’ e non attraverso lo sfruttamento delle patologie devianti che creano solo disadattamento a vantaggio di lobbies i cui profitti, peraltro, crescono a dismisura, fino a condizionare la vita sociale e politica delle nostre città”.
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