Arriva l’investitura ufficiale: Bracciano è “Città del Formaggio”

BRACCIANO – “Ricevere l’importante investitura ‘Bracciano Città del formaggio’ significa che qualcosa si sta muovendo nella direzione auspicata e di questo bisogna dar merito a coraggiosi imprenditori che hanno dovuto superare innumerevoli ostacoli, con la speranza di poter essere di esempio per tanti altri nella ricerca di valorizzazione di altri prodotti. Nell’attesa dell’ampliamento dell’offerta , già fin d’ora la qualifica acquisita, verrà inserita e pubblicizzata in ogni manifestazione per convincere il turista a venire da noi sia per uno stimolo culturale che gastronomico”.

A dichiararlo l’Assessore al Turismo e Vicesindaco del Comune di Bracciano Luca Testini dopo l’investitura ricevuta nella giornata di ieri dalla città di Bracciano.

“E’ bello e gratificante – ha proseguito Testini – poter diffondere la conoscenza dei nostri beni culturali al di fuori della nostra cerchia muraria, ma la funzione del Turismo è anche quella di contribuire allo sviluppo economico del territorio tramite i ritorni finanziari derivanti dall’utilizzo del nostro sistema ricettivo e della ristorazione accompagnato dai ricavi della vendita dei nostri prodotti, che devono costituire motivo di attrazione per i visitatori”.

L’Assessore, durante il suo discorso in occasione della cerimonia di consegna della targa turistica “Bracciano Città del Formaggio” da parte dell’Onaf (Organizzazione Nazionale Assaggiatori di Formaggio) ha evidenziato come “il Turismo auspicato è sì quello che consente al visitatore di ammirare e apprezzare le bellezze, storiche e ambientali che offre Bracciano ma deve comportare anche un risvolto economicamente favorevole per la popolazione, sia in termini commerciali sia di creazione di attività che possano generare occupazione nel rispetto, nella valorizzazione e nella tutela dell’ambiente con il quale è fondamentale vivere in pieno equilibrio e sintonia”.

“Un grazie da parte di tutta la cittadinanza – ha detto ancora il vicesindaco Testini – ai produttori del formaggio locale che hanno consentito alla nostra cittadina di potersi fregiare del titolo attribuitogli. Bracciano è classificata come ‘città d’arte’ per gli stupendi edifici e per le opere che è in grado di offrire alla vista del visitatore. In passato, però, si è sempre lamentata la carenza di particolari prodotti locali enogastronomici in grado di appagare la ricerca della genuinità alimentare locale. Negli ultimi due secoli l’economia del territorio era sostenuta soprattutto dall’industria della trasformazione delle materie prime, molto fiorente nei secoli che vanno dal 1500 alla fine del 1700, attraverso l’attivazione di ferriere, cartiere, industria del legno, terme e altri settori. L’agricoltura, invece, dopo la caduta dell’impero romano ha svolto un ruolo secondario nell’economia locale perché ha prevalso il latifondismo di fatto, scarsamente produttivo, che si è perpetrato fino ai giorni nostri nonostante la conferma degli usi civici e la costituzione di associazioni che avrebbero dovuto agevolare un sano sfruttamento dei terreni agricoli. E’ a partire dal 1900 – ripercorre ancora un po’ di storia Luca Testini – che per la nostra cittadina viene ipotizzata una crescita economica generata dall’agricoltura, agripastorizia e dal Turismo, ma poco si è fatto in questa direzione. Le produzioni agricole locali sono molto limitate e sono condizionate dalla prevalenza dei paesi limitrofi, Anguillara – Cerveteri – Trevignano, che possono vantare specifiche coltivazioni, sia con monocolture all’aperto (carciofi, zucchine ecc.), sia con colture frazionate in serra. A Bracciano è più diffusa, invece, la zootecnia, cioè l’allevamento del bestiame, ma prevalentemente allo stato brado, forse per l’ampia disponibilità di pascolo sui terreni di proprietà pubblica, o meglio dell’Università Agraria, che possiede oltre 2.000 ettari di terreno. Questo tipo di allevamento, di fatto immutato da secoli, comporta che siano piccoli imprenditori a gestire un numero limitato di animali con una bassa redditività e mancano, inoltre, le moderne stalle presenti invece nel circondario”.