CIVITAVECCHIA – È nel pieno diritto dei consiglieri comunali del PD aderire a un ricorso contro se stessi, chiedendo l’annullamento dell’AIA della centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord, un’autorizzazione rilasciata solo un anno e mezzo fa con il parere favorevole dell’allora Sindaco Pietro Tidei, da loro sostenuto e difeso strenuamente in quella decisione, tanto da essere nuovamente scelto come candidato sindaco alle ultime elezioni.
Ciò che non è accettabile è che i consiglieri del PD, nel comunicare la loro decisione, abbiano voluto percorrere la strada della strumentalizzazione politica, anche su un tema, come quello della salute, di estrema serietà, indicando la ragione della loro scelta non nella presa di coscienza dell’illegittimità dell’AIA ma nella presunta incapacità dell’attuale Amministrazione Comunale di garantire l’esecuzione dei controlli ambientali.
In tal senso, si ritiene opportuno precisare che, come si può facilmente verificare dal verbale della conferenza dei servizi del 12 marzo 2013, il rinnovo dell’AIA della centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord è stato concesso con il parere favorevole del Comune di Civitavecchia, allora rappresentato dal Sindaco pro tempore, Pietro Tidei, che decise, in totale autonomia, di non imporre come prescrizioni i limiti proposti dal Comune nella fase istruttoria.
In sede di conferenza dei servizi, infatti, il Sindaco, ai sensi del Testo Unico delle Leggi Sanitarie, impone delle prescrizioni, che, come tali, devono essere necessariamente trasferite nell’autorizzazione finale.
Al di là di quanto avvenuto nei primi anni di esercizio dell’impianto riconvertito a carbone, l’allora Sindaco avrebbe quindi avuto, solo per rimanere all’aspetto più evidente, piena facoltà di imporre che fossero rispettate le ore di funzionamento (6000) e le quantità di carbone (3.600.000 tonnellate) annualmente previste dal progetto sottoposto alla valutazione di impatto ambientale nel 2003.
Quale motivo abbia indotto l’allora Sindaco a rinunciare all’applicazione di tale potere/dovere, ignorando, oltre alle osservazioni depositate dal Comune, anche una petizione sottoscritta da duemila cittadini e consentendo che la centrale possa funzionare fino al 2021 per 7.500 ore all’anno bruciando 4.500.000 tonnellate di carbone, è domanda rimasta finora senza risposta da parte del diretto interessato.
Per quanto riguarda i controlli previsti dall’AIA, è appena il caso di precisare che, come previsto dal Codice dell’Ambiente, la vigilanza sulla loro attuazione è riservata alle autorità competenti, ovvero, oltre al Ministero dell’Ambiente, l’ISPRA e l’ARPA.
Nel caso specifico, bisogna rilevare che l’istituzione di un presidio medico-sanitario e di una postazione fissa di Ispra o Arpa all’interno dell’impianto, al contrario di quanto più volte sbandierato, non è stata inserita nell’autorizzazione, ma figura unicamente nel verbale come impegno, piuttosto debole in verità, del presidente della conferenza dei servizi a “interessare la Direzione Generale competente per un possibile protocollo d’intesa da realizzarsi con le Autorità di controllo ed Enel Produzione SpA volto a garantire la possibilità di un presidio fisso”. Insomma un impegno basato sulla “possibilità”. L’attuale Amministrazione Comunale, cercherà di trasformarlo, attraverso il riesame dell’AIA, in un impegno certo.
A proposito degli studi di fattibilità per l’installazione di un sistema di abbattimento delle emissioni di monossido di carbonio e per il recupero del calore refluo, dai documenti disponibili sul sito del Ministero dell’Ambiente si può verificare come l’Enel abbia già depositato delle relazioni che sostanzialmente dichiarano la non applicabilità di tali prescrizioni. Su questi aspetti, in ogni caso, dovrà pronunciarsi in via definitiva il Ministero.
Per quanto riguarda, infine, le altre prescrizioni (rete deposimetrica per il controllo dei microinquinanti, controllo della radioattività del carbone, trasmissione al Comune e all’Arpa dei dati del sistema di monitoraggio delle emissioni), si tratta di controlli che, per la loro stessa formulazione contenuta nell’AIA, per essere attuati prevedono una preventiva valutazione di ISPRA e ARPA. Nei primi due casi, i dati saranno a disposizione di ISPRA, che nel corso dei controlli del 28 e 29 novembre 2013 (come da verbale disponibile sul sito web del Ministero) ha preso atto dello stato di ottemperanza della prescrizione. Nel caso della trasmissione dei dati al Comune e all’ARPA, sempre dallo stesso verbale si può verificare come tale prescrizione debba essere preceduta dalla sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra Enel e la stessa ARPA.
L’Amministrazione Comunale, attraverso la richiesta di riesame dell’AIA, cercherà di ridurre l’inquinamento alla fonte, proponendo il rispetto integrale dei limiti di emissione associati alle migliori tecniche disponibili e la riduzione delle ore di funzionamento dell’impianto.
Qualora il ricorso pendente al TAR fosse accolto e l’attuale autorizzazione annullata, gli stessi principi di massima prevenzione dell’inquinamento, unitamente a una valutazione complessiva sulla sostenibilità dell’impianto, saranno proposti dal Comune nell’ambito della nuova richiesta di autorizzazione.
In tal senso, auspico sinceramente che l’adesione al ricorso di esponenti politici ancora dichiaratamente convinti della legittimità dell’AIA non sia valutata dai Giudici del TAR come un elemento a sostegno della regolarità dell’autorizzazione, costituendo, in maniera certo involontaria, un contributo a favore del rigetto del ricorso.
Alessandro Manuedda, – Assessore all’Ambiente