“Per tutte le vittime del lavoro”

CIVITAVECCHIA – La mattina del 6 dicembre 2007, il paese si svegliò con la tragica notizia del rogo della Thyssen Krupp, dove sette lavoratori morirono arsi vivi.

Per un tragico paradosso, il ricordo di quella notte di fuoco vede oggi aggiungere dolore al dolore per le vittime di una nuova terribile esplosione, quella dell’autocisterna e del distributore di carburante a Rieti.
Dolore e rabbia. Perché la “tragica fatalità” non può e non deve essere contemplata tra le cause di questi tragici eventi, mai!
Nel corso di questi undici anni si è lavorato ad affievolire sempre di più l’applicazione di un impianto normativo che pure esiste, spesso non applicato, percepito sempre più come una inutile pastoia burocratica, quando non un affare per i burocrati capaci magari di trasformare in accondiscendenti scartoffie atti e procedure di Sicurezza.
Per capire che nel corso di questi anni le morti sul lavoro hanno subito una drammatica impennata, non serve ricorrere alle statistiche, basta leggere le cronache quotidiane: incendi, esplosioni, cisterne della morte, piattaforme sopraelevate che volano, cantieri dove capita di leggere l’approssimata descrizione di altrettanto approssimate, ove esistenti, misure di sicurezza.

Un bollettino di guerra che trova esaurimento nel fatto di cronaca, nella umana pietà, senza MAI un approfondimento sulle indagini, sulle cause, su cui piuttosto si registra un costante atteggiamento omertoso.
Vengono in mente i poveri impiegati morti nell’archivio di Arezzo, soffocati dal gas del sistema antincendio: CHI controllava? COSA controllava? COME controllava?
O ancora l’incendio dell’ospedale San Pietro di Roma, di poche settimane fa, che poteva essere una tragedia di proporzioni enormi: anche qui, CHI era addetto ai controlli? COSA controllavano? COME controllavano? QUALI procedure di sicurezza e prevenzione venivano applicate in un ospedale, dove oltre ai lavoratori sono presenti donne e uomini ricoverati, nella più vulnerabile delle condizioni.

Pure quella pare finita così, non una parola dall’assessore alla sanità del Lazio, D’Amato, sulle modalità di gestione di un settore cruciale per la tutela e la salvaguardia di vite umane, in quella struttura e più in generale nell’intera Regione di sua competenza: ad esempio, potrebbe essere cosa rassicurante sapere se è stato attivato un generale censimento di verifica degli impianti a norma e delle eventuali criticità, se esistono, se sono trattate.
L’attivazione delle unità di crisi a posteriori e le interviste non bastano, come purtroppo dimostra la tragica realtà.
La cancellazione di ogni tutela nel mondo del lavoro, voluta dal jobs act, ha annientato ed annullato anche le garanzie di lavoro in sicurezza.
La “semplificazione” degli appalti, voluta oggi dal governo del cambiamento, interviene nella medesima direzione, quando bene si sa, che gli appalti sono una materia in cui la “semplificazione” coincide sempre con minori misure di sicurezza.
E allora, se oggi è il giorno del cordoglio, del dolore, della solidarietà, per le vittime di ieri e di oggi, è proprio nel loro nome che deve ripartire la grande battaglia del Lavoro garantito e in sicurezza. 
Senza deroghe. Per tutte le vittime del lavoro, ancora in cerca di giustizia.

 

Lucia Bartolini