“Parigi: la rabbia e le battaglie che ci aspettano”

CIVITAVECCHIA – Sono arrabbiato.
Non sono bastate 24 ore di pausa dalla notizia degli attentati di Parigi alla scrittura di questo testo a placarmi. Charlie Hebdo si salda con il teatro Bataclan e mi ronzano, nella testa, incessantemente alcune domande.
Questa serie di attacchi, portati nel cuore di una capitale europea, abbisognavano evidentemente di un livello logistico, di pianificazione e di esecuzione estremamente elaborato, nonché di una raccolta informazioni preventiva molto capillare, quindi capacità militari e di intelligence.
Una organizzazione enorme. Possibile che nessuno se ne sia accorto?
Possibile che la sinistra, di fronte a tanta brutalità, non sappia fare altro che scivolare nel buonismo e nel giustificazionismo? Reputo orrida una risposta del tipo “è la conseguenza della situazione siriana, dove noi siamo colpevoli”. 129 morti e 352 feriti in poche ore non smuovono il piccoloborghese sfascista, seduto nella sua poltrona, tronfio della sua centralità di fronte allo schermo del pc, da dove distribuisce benevoli e pacifisti “like” sui social network, che non si rende conto che la dinamica dell’Isis ha marginalmente a che fare con la Siria, con l’Afghanistan, con l’Islam.
E’ una guerra all’ultimo sangue contro gli uomini, le donne ed i bambini delle nostre città.
I ragazzi del concerto, ad esempio, di cosa erano colpevoli? Trovo immondo il pacifismo forzato con l’ennesimo appiattimento su Bergoglio. Leader religioso che ora, di fronte all’onda mediatica del dolore, condanna la violenza ma che solo pochi mesi fa “agitava il papagno” minacciando quelli che parlavano contro chiesa e religione.
E’ paradossale, ma l’Isis ha già vinto.
Le misure antiterrorismo porteranno con loro una compressione dei diritti collettivi e delle libertà individuali. L’Occidente non è cristianesimo. Lo è in minima parte. L’Occidente è libertà e giustizia sociale. Se uccidiamo i diritti, uccidiamo l’Occidente.
Il nostro campo di battaglia è quello dei diritti. Non dobbiamo accettare limitazioni in nome della sicurezza. Non dobbiamo chiuderci dentro casa perchè abbiamo paura. Dobbiamo rivendicare il possesso delle nostre città, delle strade, dei luoghi collettivi. Questo è il primo modo di sconfiggere il terrorismo.
La seconda sfida è quella di esistere in quanto comunità. Siamo di fronte ad un problema europeo. Dopo Parigi sono a rischio Roma e Londra. Non possiamo più demandare la nostra sicurezza agli Stati Uniti. Dobbiamo essere, come Europa, una comunità capace di difendere efficacemente i propri confini, di svolgere una politica estera autonoma e responsabile che non sia la longa manus della Nato, ma che sappia recuperare un punto di equilibrio tra Nord e Sud del mondo, che elimini i conflitti regionali e che non li crei ad arte. Che non esporti democrazia con le bombe, ma con il buon senso. Finchè saremo succubi della Nato, stritolati dal dualismo Washington – Mosca, questo non sarà possibile. L’Europa deve maturare come soggetto politico autonomo. Altrimenti perdiamo solo tempo e tanto vale ritornare alle sovranità nazionali.
In ultimo un pensiero a quanti hanno perso un loro caro a Parigi. Posso solo immaginare lontanamente la tensione, la rabbia, il senso di impotenza, il dolore immenso. Ai cittadini di Francia va il mio fraterno abbraccio.

Mario Michele Pascale – Consiglio Nazionale del PSI, Associazione Spartaco