“La storia dell’Arma è parte della storia della città”

CIVITAVECCHIA – La querelle avviata dal dottor Toti, con le provocazioni fatte, merita sicuramente un intervento da parte di chi ha commissionato l’Opera all’Architetto Alfiero Antonini e che, insieme a lui e a tanti altri collaboratori e finanziatori ha contribuito, passo dopo passo, al “farsi” dell’Opera dedicata solo ed esclusivamente ai 200 anni di storia dalla istituzione dell’Arma dei Carabinieri.
L’iniziativa promossa dal mese di aprile dal Presidente della locale Associazione Nazionale Carabinieri, Ercole Di Giorgio, che conta nel territorio più di 300 soci, con “bozza” elaborata dall’architetto Antonini, seguendo corrette procedure amministrative e opportune richieste e comunicazioni ai competenti uffici, nel suo iter non è stata contrastata da alcun Ente Istituzionale. Anzi, non solo ha avuto l’approvazione degli Enti coinvolti ma anche i contributi e le collaborazioni essenziali della Fondazione Cassa di Risparmio e dell’Autorità Portuale.
Fattive partecipazioni sono state espresse dal Comandante dei Vigili Urbani, Gen. Rotondi, dal comandante della Compagnia Carabinieri, Magg. Ceccarelli, oltre che da imprese, artigiani e comuni cittadini.
La volontà di celebrare il bicentenario della fondazione dell’Arma dei Carabinieri con la raffigurazione di quello che l’Istituzione ha rappresentato e rappresenta sul territorio nazionale e non solo, è stato il motivo conduttore dell’impegno nella sua realizzazione. Celebrare l’evento con un’opera originale, moderna, al passo con i tempi, ma che contenesse la “storia delle azioni compiute dagli Uomini dell’Arma” nell’interesse e a tutela del Popolo italiano (quindi anche civitavecchiese) nel corso dei due secoli. La storia dell’Arma non è avulsa dal contesto cittadino: è la storia nella storia dello Stato e dei suoi territori e appartiene a tutto il popolo italiano, quindi, anche ai civitavecchiesi.
Una maestosa fiamma “simbolo per eccellenza dell’Arma” che primeggia e trionfa sui sacrifici, sulle brutalità, sui martiri, sulle stragi, sulle malvagità umane. Giudizi ampiamente rappresentati nella targa apposta a fianco al monumento e “contenuto” dell’opera realizzata.
Premesso quanto sopra, mi chiedo se il critico o i critici abbiano espresso le loro opinioni con cognizione di causa, arrivando talvolta a parlare di “misfatto ambientale”!
Si parla di storia della città, di simboli che non le appartengono, di arte moderna in contrasto con le grandi opere degli artisti del passato! Nessuno le rinnega, ma ricordiamo ai censori quanti secoli sono passati da allora, che il mondo è cambiato e che, insieme all’arte grandiosa del passato, deve legittimamente convivere quella moderna, quella che le nuove generazioni apprezzano, ricercano o elaborano. Arte non solo degli italiani ma di un universo che tende alla globalità. Civitavecchia non è una monade, non può nutrirsi solo di sè fino a ripiegarsi su se stessa.
I simboli di una città non li scelgono né li possono imporre gli storici ma i cittadini che, per fortuna, sono sempre più proiettati in avanti. A forza di voler far guardare indietro abbiamo trasformato questa società in una massa confusa senza presente e rubato il futuro alle nuove generazioni.
Concludo esprimendo sull’opera il mio parere insieme all’opinione di molti: ci piace!

Ercole Di Giorgio – Presidente ANC Sezione Civitavecchia