“Caro Sindaco, perché non c’è una soluzione per me?”

CIVITAVECCHIA – Carissimo Sindaco,
per quanto mi riguarda, evidentemente non sono uno di quei dipendenti che per Lei rientra tra quelli che hanno e lavorano con passione e abnegazione, poiché non mi sembra di aver ricevuto alcun Suo personale ringraziamento e plauso, nonostante abbia bussato alla Sua porta tante e tante di quelle volte, sia fisicamente, che a mezzo di carta stampata, che per e-mail e non posso non prenderla che come una sorta di punizione nei miei confronti; difatti, la Sua porta, per me non è sempre spalancata, come per quei fortunati colleghi di cui fa menzione. Lei asserisce che questa amministrazione è mossa unicamente dal rispetto delle regole e dalla garanzia di un corretto uso delle risorse pubbliche, ma nel mio caso, mi permetta di dire che non mi sembra sia stato proprio così, nonostante ormai Lei sia da tempo a conoscenza della mia annosa vicenda e della mia vana speranza, che con l’avvento della nuova amministrazione le cose potessero prendere una diversa piega, favorendo le professionalità interne all’Ente, che peraltro farebbero risparmiare moltissimi soldi. Le ho proposto in alternativa anche un incarico presso il costituendo ufficio antimafia, ma non ho avuto ad oggi alcuna Sua risposta in proposito, anzi il dirigente del personale, relaziona che non posso ottenere un incarico da dirigente poiché la mia laurea ed il mio master in criminologia non sarebbero idonei all’incarico, fermo restando che ho due master e non uno e che l’ultimo comandante aveva una laurea triennale simile alla mia, nonostante mi sembra avesse un incarico dirigenziale. Cosa debbo pensare?…capisco di essere solo uno in mezzo ai tanti e che con i suoi mille impegni, non può certo pensare a me, che per trovare soddisfazione nella mia attività lavorativa, sono stato costretto ad un esilio sia in Procura che a Tarquinia, dove in entrambi i casi, ho ritrovato me stesso e tanta gente di ogni estrazione politica e sociale, che sembra apprezzarmi e dove ho avuto modo di mettere in campo moltissime iniziative, utili alla collettività e che sono il motore della mia attività giornaliera. Ma, dal primo gennaio 2015, come Lei ben sa, non so più che fine farò, terminerà il mio incarico a Tarquinia ed inizierà di nuovo il mio calvario. Mi creda, in tutta franchezza, sono estremamente deluso e demotivato, non mi aspettavo un simile trattamento in nome di una fantomatico rispetto delle regole, poiché, se ben ricordo, dall’unico colloquio che avemmo alla presenza del mio legale, subito dopo il Suo insediamento, sembrava che l’unico problema fosse la revoca dell’incarico del mio successore. Immagino che ancora per una volta non avrò una risposta, o se per caso l’avrò, ne posso prevenire il suo contenuto, non voglio essere polemico, ma il mio stato d’animo peggiora di giorno in giorno, mentre  Lei avrebbe e può trovare ancora in me, un valido collaboratore, ma evidentemente la P.A. va e deve andare così, perché chi ha voglia di fare e di lavorare, viene messo da parte, sino a renderlo una nullità, ponendolo nel più completo isolamento e nella totale emarginazione. Senza rancore, ma come ebbi occasione di dirLe, sono scomodo anche per questo: dico sempre ciò che penso e sento e questo oggi, sicuramente è scomodo, da fastidio e non è molto apprezzato, ma le ribadisco la mia disponibilità ancora una volta, a trovare un punto d’incontro affinché possa tornare a lavorare con orgoglio, fierezza e soddisfazione, superando le umiliazioni ricevute.

Remo Fontana