CPC, è l’ora della sveglia

CIVITAVECCHIA – L’Angelo Lombardo di Marina di S. Nicola, catino dalle mille insidie, sarà il teatro del match di domenica tra la CPC2005 e l’Atletico Ladispoli. Impianto che mette a nudo per la sua conformità i difetti di qualunque squadra (spesso alla fine dei novanta minuti si assiste a risultati zemaniani) e che sarà in un punto forse di non ritorno croce o letizia per i colori rosso portuali.

Persa l’opportunità della Coppa Italia ci si rituffa con tutti i pro e contro in campionato, e solo al fischio finale di Michele Sgro della sezione di Albano Laziale, coadiuvato da Vittorio Filabozzi e Ettore D’Ascoli della sezione di Roma1, si saprà se la compagine portuale sia ripartita o meno nella corsa alla posizione di vertice. Squadra che si è letteralmente spenta al 78? della partita col Grifone del 23 Dicembre, poi tra tentennamenti e una sola vittoria col fanalino di coda Maccarese, ha mostrato evidenti limiti caratteriali più che di gioco.

Un riassunto di questo momento ce lo fa il neo arrivato Andrea Luciani, che in trentasei anni di palcoscenici importanti ne ha calcati.
“Dal mio punto di vista – dichiara Andrea Luciani – ora c’è bisogno ancor di più di dimostrare di essere uomini prima che giocatori, e questa è una cosa che va oltre il risultato. È un momento davvero difficile e dobbiamo capire nell’immediato il perché di tutto ciò, dato che non c è più tempo. La squadra si allena sempre a mille e c’è un’intensità negli allenamenti davvero elevata, e questo mi fa stare tranquillo anche in un momento così nero. Ma ora c’è da tirare fuori qualcosa in più, sotto ogni aspetto, ed è inutile girarci intorno. Se ne esce da uomini e ci metto la mano sul fuoco sulle capacità dei mie compagni. La Compagnia Portuale si è sempre distinta come una squadra forte caratterialmente, tignosa, quadrata e questo sta venendo fuori solo a tratti. Basta vedere il secondo tempo domenica scorsa con il S. Marinella e il primo tempo di mercoledì in coppa con il Guidonia. Dobbiamo estendere quella situazione per tutti i 100 minuti di gioco, e poi sono certo che non ce ne è per nessuno. Dai miei 36 anni posso solo chiedere ai miei compagni di continuare così, e non perdere la fiducia con l’entusiasmo di allenarsi e migliorare ogni volta: Solo così se ne esce”.
“In questo momento – aggiunge – non bisogna guardare il risultato, quello è semplice una conseguenza, ma dobbiamo curare il minimo dettaglio e affrontare l’allenamento come la finale di una coppa del mondo. A partire da noi grandi fino ai giovani, ai quali chiedo un pizzico di applicazione e voglia in più. Unendo tutte queste componenti sono convinto che la CPC dirà la sua fino alla fine, perché ho tantissima fiducia nello staff, nella società e nei miei compagni.”