Piante innovative: la tecnologia che preserva la natura

Paolo dell’Associazione Natura Maestra ci racconta questa importantissima missione

Associazione Natura Maestra, da dove nasce la vostra passione

All’inizio ci siamo resi conto che c’erano delle lacune, anche culturali, per quanto riguarda gli ortaggi e soprattutto la storia degli ortaggi perduti. Credendo nella creatività e nella biodiversità ci siamo messi a recuperarne i semi e a coltivarli di nuovo, ripercorrendo così la storia del mondo. Nei semi c’è la storia dei popoli, ma ricoltivare piante ormai perdute vuol dire anche e soprattutto innovazione e curiosità.

 

Quando parliamo di innovazione parliamo anche di tecnologia. Com’è possibile tenere in equilibrio due elementi apparentemente così in contrasto come natura e tecnologia?

Questo è un passaggio chiave: la tecnologia deve riuscire a preservare la natura, che è la sua casa. Sono convinto che la natura sia la più grande tecnologia esistente in quanto, nonostante l’elevatissimo progresso tecnologico, non si è ancora riusciti a eguagliare ciò che lei ha costruito in milioni di anni. La tecnologia deve capire quanto è unico il patrimonio naturale, in un cerchio che si chiude, ma questo incontro è anche una necessità, soprattutto per quanto riguarda il recupero della biodiversità, visto che sono andate ormai perdute circa l’80% delle specie alimentari che l’uomo aveva sviluppato nei secoli.

 

Come si sono sviluppate nel tempo le vostre innovazioni?

Noi abbiamo iniziato con pochissima varietà di piante. Inizialmente abbiamo cominciato con la canapa italiana, poi ci siamo resi conto che tante piante meritavano di essere conosciute, così siamo passati a scoprirne via via tantissime, seguendo una selezione in base alla loro riproducibilità e al loro valore terapeutico e commestibile. Ce ne sono tantissime ancora da scoprire, è una riserva inesauribile, anche se noi ci siamo imposti un limite di 108 piante.

 

Quali prospettive vedi in futuro per l’innovazione nelle coltivazioni?

Nel futuro vedo una biforcazione: da una parte ci sarà sicuramente lo sviluppo di un’agricoltura ad alta tecnologa, in terre altamente focalizzate; dall’altra vedo un probabile ritorno alla permacultura dei nostri nonni, che guarda direttamente al recupero del suolo. Vedo le piccole e medie aziende agricole proiettate verso una produzione fatta di qualità e biodiversità. Le tipologie di piante che le riguardano, rispetto agli ibridi o ad altri esemplari frutto dell’ingegneria genetica coltivati dai grandi colossi agricoli, sono molto più portate ad evolversi e ad adattarsi, avendo una resilienza maggiore.

 

Come intendete partecipare a Terme in Fiore ?

Questo tipo di occasioni sono un po’ come un “atterraggio”, sono occasioni per andare avanti, fiera dopo fiera testiamo sempre meglio la risposta di pubblico. Ovviamente porteremo e racconteremo delle piante direttamente sul posto, tra cui lo spinacio rampicante e una delle nostre peculiarità: la caramella vegetale. Si tratta delle foglie di tre piante – la margherita elettrica, l’ophelia e un’aromatica – che messe insieme diventano una caramella buonissima, oltre che salutare.