“Il porto che Scotti”

portoCIVITAVECCHIA – E dalla Campania arrivaun’altra sveglia inquietante per il nostro territorio: i colleghi de “La Voce delle voci” dedicano al nostro porto addirittura la copertina del loro ultimo numero con un icastico articolo dal titolo “Il porto che Scotti – affari milionari per Vip & massoni nello scalo di Civitavecchia”, con tanto di foto sorridente del nostro primo cittadino.
Regista e direttore d’orchestra della vicenda raccontata sembrerebbe essere l’ex piduista e potentissimo Giancarlo Elia Valori; al centro degli affari in ballo “tutto ciò che fa appalto: dall’ex cementificio, allo scalo portuale, passando per termovalorizzatori”.
Perchè se “suscita appetiti smisurati e scatena una furia assassina un piccolo porto come può esserlo quello di Acciaroli, col sindaco di Pollica Angelo Vassallo crivellato di colpi camorristi. Figuriamoci che interessi possono concentrarsi in uno scalo cento volte più grande, con tutte le opere in fase di progettazione o realizzazione, come quello di Civitavecchia” leggiamo nell’articolo.
Elvio Di Cesare, presidente laziale dell’Associazione Caponnetto, avverte poi i lettori che “si registra un aumento esponenziale della presenza di nuclei familiari, manager e imprese provenienti dal casertano, ma anche dalla Calabria e dalla Sicilia, così come continue aperture flash di esercizi commerciali strani passaggi di terreni e proprietà immobiliari, aperture di sportelli bancari2. Insomma, “un’anomala, grande liquidità in netta controtendenza rispetto alla crisi economica attuale”. Rincara la dose Luigi Daga, ex assessore regionale Pci e vicepresidente della Caponnetto: “Il nostro territorio è diventato una maxi lavanderia a cielo aperto, una gigantesca macchina del riciclaggio dove la gran parte delle opere pubbliche sono finite nel mirino delle cosche. Solo qualche esempio. ‘Ndrine e Casamonica operano lungo la costa tirrenica fino a Montalto di Castro, i partenopei Di Lauro, big della coca a Secondigliano, li troviamo a Santa Marinella, i calabresi Pulvirenti, affiliati ai catanesi di Nitto Santapaola, tra Ladispoli e Cerveteri, i Rinzivillo hanno puntato soprattutto sul porto di Civitavecchia e la centrale Enel in fase di riconversione; e ancora i Gallo-Cavalieri da Torre Annunziata sono impegnati nei traffici illeciti tra Civitavecchia e Ladispoli”.
Ce n’è per tutti i gusti insomma; se le rivelazioni fatte dovessero trovare tutte riscontro “La Voce delle Voci” prefigura il nostro litorale in procinto di sprofondare in una piega nerissima e piena di melma.
Dettagliata e molto inquietante la presentazione che l’articolo fa del presidente di Sviluppo Lazio: Elia Valori viene definito “uno dei pochi uomini al mondo capace di tessere affari con israeliani e palestinesi al tempo stesso, piduista della prima ora (espulso da Licio Gelli in persona) e fervente opusdeista, amico di magistrati che contano e nel mirino di altre toghe. Per fare un paio di esempi: era al centro delle indagini targate Luigi De Magistris alla procura di Catanzaro, soprattutto per gli affari della sua Torno International; ed è tra gli indagati della cordata Alitalia-Cai”. E un bel giorno, sottolinea l’articolista, decide di sbarcare nel porto di Civitavecchia. “Tra i più accesi sostenitori dell’iniziativa – raccontano in ambienti marittimi locali – i sottosegretari Giuseppe Maria Reina e Vincenzo Scotti. E quest’ultimo a quanto pare avrebbe anche interessi economici nell’operazione Privilege”. E’ infatti al timone della Privilege Fleet Management Co spa, Scotti, il quale non ha mancato di aprire la manifestazione per la posa della prima pietra all’Hotel Regis di Roma, nonché di visitare ufficialmente il  cantiere a fine settembre 2009, insieme a Reina e al presidente della commissione finanze del Senato Mario Baldassarri.  Valori sarebbe quindi secondo l’articolo al comando del Consorzio SviluppoMediterraneo e di Centrale Finanziaria Generale spa , che hanno siglato con il Comune una sorta di intesa a tutto campo per “favorire un processo di sviluppo nell’area a nord della capitale” attraverso “uno studio di fattibilità delle infrastrutture a servizio della piattaforma logistica civitavecchiese”. E cioè (ne vengono citate alcune): “Aeroporto cargo e turistico a Tarquinia, distri-park tra Civitavecchia, Allumiere e Tarquinia, ampliamento della zona industriale del porto e dell’interporto di Civitavecchia, collegamenti infrastrutturali, in primis la linea ferroviaria Capranica-Orte e la superstrada Viterbo-Vetralla”.
Tra i partner internazionali più interessati ai progetti del futuro, i cinesi. “E’ proprio Valori che ha guidato a Civitavecchia la visita del procuratore generale della Repubblica popolare cinese Jia Sun, neo ambasciatore in Italia, il quale ha incontrato il sindaco, visitato il porto e successivamente il comune di Tarquinia – prosegue l’articolo in questione – Si sono poi svolti vari incontri con la società Hna, pubblicizzata dal comune di Civitavecchia come il terzo gruppo cinese per importanza nei settori commerciale, turistico e logistico, incontri che si sono svolti nella sede della Centrale Finanziaria, dopo i quali gli stessi vertici municipali hanno deciso di inviare una propria delegazione all’Expo 2010 di Shanghai”. Del resto, si fa notare,  è in cantiere la realizzazione di una maxi “Terminal Cina/Asia” per il carico e lo scarico di container previsto proprio all’interno dello scalo.
Altro attore di questa mega spartizione di appalti sarebbe secondo “La Voce delle Voci” il nostro primo cittadino Gianni Moscherini, di cui i colleghi partenopei ripercorrono le ardite acrobazie da una parte all’altra degli schieramenti politici per rimanere in sella al porto e la sua particolare acquiescenza verso l’Opus Dei. Emergono poi molte figure interessanti nel fitto gioco di relazioni che leggiamo nel pezzo e che aprono diverse ipotesi, cioè quella di Salvatore Barone, originario di San Piero Patti, con precedenti operativi nel porto di Gioia Tauro: “Non solo – si rileva – nelle aree portuali pullulano una sfilza di società a lui riconducibili ma a quanto pare la gran parte degli immobili che si trovano a ridosso delle mura del porto storico, fanno capo a sue società. Altro legame forte di Barone è quello con la potente famiglia messinese dei Franza. Un’altra sigla, Interminal, si occupa invece delle operazioni portuali delle navi Tirrenia e avrebbe intenzione – raccontano alcuni addetti ai lavori – di mettere a segno un colpo che fa gola a molti, un district park nell’area portuale. Interminal è controllata da un casertano, originario di Parete, Nicola Di Sarno, che con un’altra sigla – Interport – monopolizza i lavori gru nel porto di Gaeta. Un esponente di spicco del potente clan napoletano dei Nuvoletta era suo padre”.
Ma il quadro affrescato non finisce qua; tra i tanti progetti che ci sarebbero in ballo ci sarebbe anche “quello di una centrale a biomasse”; localizzazione prevista ‘Formicone’, piccola frazione tra Tuscania e Tarquinia. A “generare” l’idea è la Tuscania Bioenergia, amministrata da Valerio Bitetto, “ingegnere, ex dirigente Enel, massone, ma soprattutto arrestato e condannato per concussione nella Mani pulite milanese del ‘92: era infatti il collettore craxiano delle mazzette Enel. Bitetto è anche titolare del 60 per cento di azioni della società di progettazioni Tecnoplan, il cui 40 per cento fa capo a Sirco spa”. Ora stando all’articolo, soci di Sirco sarebbero Giorgio Ghiron, Massimo Ciancimino e l’avvocato Giovanni Lapis. Tutti condannati dal tribunale di Palermo, in primo grado, a 5 anni e 8 mesi per riciclaggio di danaro proveniente proprio dal “tesoro” dell’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.
Last but not least verrebbe da dire. Leggiamo anche per Civitavecchia, di svariati percorsi di vita e affari relativi ai personaggi della tristemente nota “cricca” di Diego Anemone; si cita ancora nell’articolo l’operazione “Cobra”, indagine su un consorzio oscuro interessato ad appalti nei lavori pubblici del centro Italia (tra cui nel porto di Civitavecchia) che vide coinvolto il padre di Diego, Dino Anemone; non solo “Altro giro, altra impresa. – si  continua incalzanti – Eccoci alla Elettrica Leopizzi srl, sul cui ponte di comando siede Marco De Santis, fratello di Fabio, il provveditore alle opere pubbliche finito in galera per Criccopoli (corruzione il capo d’accusa). Una Leopizzi a tutto campo, nel porto di Civitavecchia, capace di aggiudicarsi appalti, con regolarità, ogni anno. Nell’azionariato spicca una presenza, quella di una cooperativa a responsabilità limitata, Conegliano, che fa capo, guarda caso, agli Anemone. Soldi a palate ma ‘zeru risultati’ per una sigla che alcuni anni fa era intenzionata a gestire l’interporto di Civitavecchia, Icpl, con la benedizione di Ercole Incalza, altro protagonista della Cricca”. Si cita anche il nome dell’ex assessore ed ora dirigente  Enzo De Francesco, che il giornalista indica come amico di un altro big della cricca, Valerio Carducci legatissimo a sua volta di Moscherini.
Un quadro, quello rappresentato, che può essere interpretato da molti delirante, da altri fantasioso, da altri verosimile, da altri veritiero. Difficile ricostruire e accertare la verità dei fatti raccontati. Ma tantissimi i dubbi che si insinuano nelle nostre menti.