Unioni civili? Sì ma… viaggio tra le opinioni dei civitavecchiesi

CIVITAVECCHIA – E’ una tematica fin troppo attuale quella delle unioni civili e se ne parla molto anche nella nostra città, che recentemente ha dimostrato una solidarietà non indifferente nei confronti degli omosessuali, sia sul web, sia attraverso vere e proprie manifestazioni cittadine per la libertà di scegliere e di scegliersi. Ma sorgono spontanee alcune domande al riguardo: questa libertà, fin troppo predicata, si manifesta veramente quando si inizia a parlare di diritti effettivi o ci riempiamo la bocca di belle parole come “uguaglianza” e “democrazia” fin tanto che “i gay se ne stanno al posto loro”? Siamo disposti ad accettare la parità in tutte le sue molteplici sfaccettature o celiamo le nostre riserve dietro una pulita veste di liberale perbenismo che di democratico ne ha solo un vago odore? Cosa pensano veramente i civitavecchiesi delle unioni civili?
Il primo a dichiararcelo è Michele, 34 anni, titolare di una ferramenta: “Sono d’accordo sul matrimonio, ma sull’adozione assolutamente no. Finchè i bambini sono piccoli e non capiscono non troverebbero strana la loro situazione familiare ma nel processo di crescita hanno bisogno di una mamma e di un papà. Da che mondo è mondo la famiglia è formata da un uomo e da una donna, perciò dal mio punto di vista è inconcepibile.”
Cosa pensi dell’iniziativa del “Family Day”? “Nonostante sostenga la loro causa credo che si sia trattato solo di una trovata pubblicitaria. Di certo non sono stati dei sani principi a motivare l’organizzazione di un evento simile.”
A condividere questa opinione vi sono anche le pensionate Anna e Valeria, rispettivamente di 68 e 67 anni, che si sono espresse così in merito: “Anche noi riteniamo che l’adozione sia sbagliata, ma come biasimiamo i partecipanti al gay pride allo stesso modo disprezziamo un’iniziativa del genere. Gli estremismi non vanno bene da nessuna parte, mettersi in mostra in questo modo non cambierà gli esiti degli eventuali provvedimenti legislativi.” Siete favorevoli invece alla regolamentazione delle unioni civili? “Sì – ci rispondono – in quanto dietro una lunga convivenza e una vita condivisa è giusto che un individuo abbia dei diritti nei confronti del partner, a prescindere dal sesso. Io sono dell’opinione che ognuno della sua vita fa ciò che vuole, riconoscendo i diritti di tutti formeremmo un paese più civile e più completo.”
Irina invece, una commessa di 35 anni, non presenta difficoltà nell’accettare una famiglia composta da genitori omosessuali e dai loro figli, che siano essi adottati o concepiti attraverso l’espediente dell’utero in affitto: “Devono avere i nostri stessi diritti in tutto e per tutto: se la legge prevede che due persone al di là del loro sesso si possano sposare, perchè dovremmo negarglielo? Il problema della famiglia si pone perchè subentrano dei fattori delicati come la psiche del bambino che dovrebbero essere valutati da dei professionisti competenti in materia pedagogica, ma io da persona comune sono favorevole.”
Insieme al diciottenne Alessandro, che accetta la procedura dell’utero in affitto in quanto “se la scienza lo permette, è giusto che gli venga data questa possibilità dal momento che non possono provvedere autonomamente al concepimento”, all’interno del campione delle venti persone intervistate, Irina è stata però l’unica a dichiararsi favorevole a tutte le modalità di concepimento. Milena ad esempio, un’assicuratrice di 46 anni, non è d’accordo: “La famiglia è la famiglia, due genitori omosessuali la snaturerebbero. Sono d’accordo sul riconoscimento del matrimonio perchè è giusto che possano avere dei diritti come l’eredità, l’assistenza familiare e la consulenza clinica in caso di malattia del partner, ma non posso pensare a dei bambini che vivono insieme a due madri o a due padri.”
Assieme a posizioni così ferme e manichee, tuttavia, non è stato difficile incontrare anche persone appartententi a quella fascia grigia generalmente caratterizzata dalla locuzione “sono d’accordo, ma…” attraverso la quale limitano la loro favorevolezza solo verso determinate questioni. Ne sono un esempio le bariste Gioia e Maria Luisa, entrambe ventiquattrenni: “Noi chiaramente siamo per la parità dei diritti: le coppie omo meritano di essere trattati e considerati dallo Stato come gli eterosessuali e non essere più identificati socialmente come ‘coppie di fatto’. Non vediamo perchè gli si debba precludere l’opportunità di contrarre matrimonio nelle sedi istituzionali, senza che si costituiscano delle leggi speciali per garantirgli determinati diritti. Per quanto riguarda l’adozione, siamo favorevoli anche a quella, ma non all’inseminazione artificiale: è una mercificazione vera e propria.”
Anche Camilla, una studentessa non ancora ventenne, si dimostra decisamente favorevole all’adozione: “Su questo non ho dubbi: ci sono tanti bambini che soffrono negli orfanotrofi quando molte famiglie formate da coppie gay non desiderano altro che un figlio. Nella misura in cui sono previsti dei controlli efficaci, come quelli a cui sono sottoposti gli eterosessuali che non possono avere figli, per verificare la sanità dell’ambiente in cui il bambino dovrebbe crescere, sarebbe una crudeltà negare il diritto ad una felicità familiare. Per quanto concerne il concepimento attraverso l’inseminazione artificiale o l’utero in affitto non so ancora come esprimermi: da una parte mi sembra una forzatura, dall’altra negargli questo diritto corrisponderebbe alla preclusione di una prerogativa matrimoniale naturale e necessaria.”
Lo stesso scetticismo appartiene anche a Giorgio, un medico di 48 anni: “Riguardo all’adozione potrei essere favorevole, per quanto concerne la gravidanza gestita in altre modalità non posso non esprimere delle riserve, dovute probabilmente alla mia formazione culturale e professionale, che mi porta a considerare degli aspetti squisitamente biologici e fisiologici che in questo caso verrebbero inevitabilmente forzati”. Pensa che la Chiesa e la presenza del Vaticano sul territorio influiscano sul rallentamento o lo stanziamento delle procedure per la regolamentazione dei diritti? “Sicuramente sì, come un qualsivoglia altro gruppo sociale che eserciti una pressione ideologica. E’ un’istituzione che raccoglie un ampio numero di seguaci e certamente rappresenta una parte considerevole della cittadinanza italiana che sarebbe difficile ignorare. D’altra parte lo Stato, essendo laico per sua stessa costituzionalità, deve cercare di esprimere le sue considerazioni seguendo una linea razionale piuttosto che fideistica”.
Anche Nicholas, 22 anni, studente di lettere moderne, sostiene che l’ideologia della Chiesa sia fin troppo imponente, “nonostante il Papa attuale si sia dimostrato aperto al dialogo e al benestare di ogni individuo. E’ una posizione fin troppo radicata nello statuto e nella storia di questa istituzione per evitare che abbia un peso. Ad ogni modo io ritengo che l’adozione sia legittima; non ho problemi a pensare a due madri o a due padri, data anche la cospicua varietà di studi psicologici che attestano l’assenza di problematiche legate alla sessualità dei genitori. Il problema secondo me risiede non all’interno del nucleo familiare, ma all’esterno: ci troviamo in una società che non è pronta, che farebbe sentire il bambino emarginato sin dalla più tenera età. Certo è che come è avvenuto per il divorzio, più ci si abitua a considerare una situazione simile come la normalità, più si eviterebbero quegli inutili pregiudizi che creerebbero delle difficoltà al bambino nell’inserimento in un contesto sociale.”

Giordana Neri