“Speciale Canapa”: un’opportunità per il territorio

CIVITAVECCHIA – Abbiamo intenzione di approfondire una realtà che sta generando un interessante dibattito nel nostro territorio, ovvero quello sulla reintroduzione della coltivazione della Canapa sativa .
Non parliamo, naturalmente, di canapa a scopo ludico e ricreativo, essendo notoriamente illegale. Parliamo invece della produzione industriale, a scopo alimentare e farmaceutico. Ne parleremo, in più puntate, col Presidente dell’associazione” Canapa Live”, Emiliano Stefanini e con alcune ricercatrici del dipartimento di Chimica dell’Università la Sapienza di Roma e dell’Università della Tuscia, con cui l’associazione sta mettendo in campo progetti di ricerca ambiziosi. Indagheremo anche sulla legislazione, soprattutto quella regionale, che nel prossimo futuro potrà dare una svolta decisiva al definitivo sdoganamento della coltura di questa pianta dalle proprietà straordinarie e dai molteplici usi.
Ma partiamo proprio dalla canapa, pianta più volte demonizzata e irrimediabilmente associata alla marijuana. In realtà, nel nostro territorio, questa pianta è stato oggetto di coltivazione a partire dalla civiltà etrusca. La sua fibra e i suoi derivati, specialmente in età romana, erano quotidianamente utilizzati.
Il legame tra l’Alto Lazio e la canapa è un legame antico, quindi. Legame venuto meno, qui come in tutta Italia, a partire dagli anni ’20 a causa del graduale disinvestimento a favore dei cereali.
La sperimentazione sui Monti della Tolfa è partita già da qualche anno. Per la precisione nel 2005, anno in cui la neonata associazione Canapa Live, insieme al Dipartimento di scienze vegetali dell’Università della Tuscia di Viterbo, diretta dal professor Campiglia, mise in campo un progetto che prevedeva la coltivazione di cinque diverse cultivar di canapa. Obiettivo della sperimentazione, attraverso la produzione di paglie e di semi, era l’ interpretazione delle caratteristiche biomediche, produttive e agronomiche delle cultivar nel territorio dell’Alto Lazio.
A distanza di qualche anno, attraverso una pianificata progettazione, si sta portando avanti una filiera virtuosa che mette insieme Università, istituzioni, associazioni di categoria, la regione Lazio. Il tentativo è quello di fare “sistema” rispetto ad una chirurgica e programmata reintroduzione della coltivazione della canapa. Un’opportunità significativa di sviluppo alternativo e di nuova occupazione per un settore in crescita. Una buona notizia.

Ismaele De Crescenzo