“Ora che anche il Terminal del gusto è fallito la città dovrebbe interrogarsi”

CIVITAVECCHIA – Il tempo proustianamente ritorna e sorprende. Dopo il caso privilege che ha avuto l’attenzione delle prime pagine dei giornali locali, abbiamo avuto ora anche il fallimento del “terminal del gusto”. Progetto ambizioso, avversato dai commercianti e da Confcommercio, ormai arrivato al dissesto.
Passato quasi sottotono, se non in alcuni attenti giornali telematici locali. Certo si tratta di cifre inferiori rispetto a privilege, ma era stato presentato come una possibilità di sviluppo occupazionale, è come possibilità di intercettazione dei crocieristi.
Ora ci troviamo davanti il licenziamento di tutti i giovani e con problemi non indifferenti per le aziende artigiane che ci hanno lavorato.
Due progetti nati all’interno del porto e completamente falliti,con conseguenze allarmanti da un punto di vista occupazionale.
La prima riflessione che viene spontanea riguarda la politica. In tutti e due i casi la politica ha partecipato alle inaugurazioni, enfatizzando il proprio ruolo ed evidenziando il ruolo determinate per lo sviluppo occupazionale e il futuro della città; per poi ovviamente sparire nel momento del fallimento.
Certo si tratta di aziende private,ma è impensabile che le istituzioni e quindi la politica possano essere annullate, e non vigilare almeno su un piano industriale che che ha provocato danni occupazionali rilevanti in una città che ha enormi problemi occupazionali tra i giovani.
Non si tratta di condividere forme di neo liberismo, ma credo che la politica e le istituzioni,la stessa autorità portuale, dovessero almeno vigilare e garantire la consistenza e la realizzazione dei progetti.
In questi casi, che coinvolgono il destino economico di aziende e persone, occorrono strategie adeguate, azioni coerenti.
Il fatto che ambedue i progetti siano avvenuti nell’ambito portuale (tralascio il caso dell’interporti che meriterebbe più spazio) forse potrebbe ancor più accelerare quel processo di sinergia istituzionale tra porto e città, la cui mancanza, da decenni, tanto danno ha arrecato allo sviluppo economico del territorio.

Tullio Nunzi