Lago di Bracciano sempre più preoccupante: “Ecco come salvarlo”

BRACCIANO – Il Comitato di Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano evidenzia la situazione sempre più allarmante procurata dal basso livello delle acque del lago di Bracciano. Lo stesso comitato, infatti, è nato proprio per affrontare questa problematica e da quasi un anno è attivo per fare luce sulla causa, denunciando quella che appare come una gravissima emergenza che coinvolge l’intero bacino imbrifero sabatino.
“Il pericoloso abbassamento del livello del lago – spiegano infatti gli aderenti al comitato – dovuto alla concomitante azione del clima e, in modo importante, della mano umana, è un allarmante sintomo. Gli ambienti lacustri sono di estremo interesse per il paesaggio e per la vita umana perché scrigni di una parte essenziale della biodiversità e specchi delle attività umane svolte nel loro bacino”.
Secondo quanto sostiene il comitato, la causa sarebbe dovuta principalmente ai cambiamenti climatici attuali e all’eccessivo sfruttamento che il lago starebbe subendo: “La riduzione del volume di acqua disponibile agli ecosistemi lacustri è un tipo di stress subdolo perché, ad apparenti e temporanei vantaggi per il suo sfruttamento turistico (estensione delle spiagge), ne conseguono eventi fortemente negativi anche per lo stesso turismo. Non può essere, infine, trascurato l’effetto negativo sulla salute umana e della fauna ittica a causa dei fenomeni metastabili di eutrofizzazione locale con sviluppo di batteri e cianoficee che possono produrre intolleranze nei bambini e scarsità di cibo fruibile per i pesci”.
Il lago di Bracciano poi, non sarebbe l’unica vittima di questi fenomeni, che pare interessino anche gli altri laghi vulcanici del Lazio che starebbero subendo una drastica riduzione del loro livello abituale molto preoccupante, comportando non solo una perdita delle funzionalità ecosistemiche ma anche della qualità dell’acqua. Ad avvalorare questa tesi vi sarebbe perfino uno studio dell’Enea sul bilancio idrico del lago di Bracciano, “che non è affatto consolante. Esso osserva, infatti, un quasi-bilanciamento tra entrate ed uscite lasciando ben poco a prelievi ulteriori. E’ vero che in questi ultimi mesi l’allarme ‘livello’ ha determinato un aumento dell’attenzione dei Comuni ma ancora molto al di sotto delle reali esigenze che l’attuale situazione richiede. Soprattutto perché la loro azione manca di coesione interamministrativa e di coordinamento con le tante iniziative autonome e spontanee di associazioni ed organizzazione che lodevolmente si stanno attivando per questa drammatica situazione”.
Il comitato si propone infatti di promuovere l’istituzione di una autorità specifica che si occupi della questione e che svolga degli adeguati controlli sui prelievi dell’acqua senza lasciare niente al caso, o a società private che non sarebbero interessate a salvaguardare l’integrità del bacino acquifero. “Per ottenere il risultato sopra esposto è necessario tuttavia dare vita ad una azione che possa dispiegarsi subito per raggiungere alcuni immediati obbiettivi: provvedimenti urgenti per una sospensione dei prelievi (operando con attenzione perché il ritorno alla situazione “originale” potrebbe dar luogo a fenomeni di eutrificanti metastabili e viceversa la stabilizzazione della situazione attuale richiederebbe interventi di restauro delle parti emerse); operare affinché si attivino rapidamente misure e progetti per ottenere, nell’impianto di depurazione, il massimo grado di qualità possibile delle acque reflue per predisporle ad essere rigettate nel lago invece di disperderle nell’Arrone verso il mare; un esposto-impugnativa al Ministero dei LL.PP avverso la Convenzione-capestro che attribuisce alla Acea il potere di gestione dell’intero ciclo delle acque del territorio lacustre. Essa, infatti convoglia e trasferisce, con l’anello circumlacuale, le acque nere per poi trattarle con una (scarsa) depurazione e allo stesso tempo gestisce la captazione, potabilizzazione e distribuzione delle acque per uso domestico (con relativi lucrosi proventi); adire l’Autorità Nazionale delle acque con le stesse motivazioni sopra esposte, per richiedere un suo autorevole intervento per restituire alle popolazioni sabatine i loro diritti di cittadinanza e la loro dignità di autogoverno”.