Immigrati, i motivi per dire sì allo Sprar

CIVITAVECCHIA – Si è tenuta ieri, 16 marzo, la conferenza dal titolo “Migranti: dall’accoglienza all’inclusione”, fortemente voluta dall’assessore ai Servizi Sociali Daniela Lucernoni, con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sulla tanto discussa questione dei migranti. Ha aperto l’incontro il sindaco Antonio Cozzolino, che ha spiegato come il comune di Civitavecchia stia considerando di aderire al progetto Sprar, che prevedrebbe l’arrivo in città di 194 migranti, in quanto lo stesso Ministero degli interni sta invitando i comuni ad accogliere tale iniziativa, mirando a chiudere i grandi centri d’accoglienza.
Fabrizia Trapanesi, presidente della Commissione affari sociali, ha sottolineato come si sia trattato di un primo incontro per la sensibilizzazione sul tema dell’immigrazione, perché è ciò su cui si basa il progetto Sprar, inclusione e l’integrazione; caratteristiche che coinvolgono entrambe le parti, ospiti e ospitanti, che devono mirare ad avvicinarsi gli uni agli altri.
A spiegare all’uditorio in cosa consiste la rete Sprar, Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati, è stata Sara Spada del servizio centrale dello stesso: “Il sistema di protezione consente agli immigrati regolari di inserirsi a livello socioeconomico nel paese – ha spiegato – si parla quindi di accoglienza integrata. L’ente locale che aderisce alla rete lavora in maniera sostenibile, con percorsi diversificati sui singoli migranti. Oltre vitto e alloggio, vengono garantiti l’insegnamento della lingua, la scuola per i minori, gli interventi sulla singola persona mirati alla valorizzazione della stessa”. Il primo risultato di tale sistema è la parcellizzazione dei migranti, che ne favorisce quindi l’integrazione all’interno della comunità cittadina, al contrario di quanto accade nei grandi centri d’accoglienza.
Per i comuni che aderiscono, il fondo nazionale finanzia il 95% del progetto, con la possibilità di affidare il restante 5% ai servizi locali. Ciò significa che tale sistema si inserisce nel welfare locale, e sono gli stessi comuni ed enti locali a gestirlo. Ad oggi però i comuni che hanno aderito sono ancora pochi.
I successivi interventi sono stati incentrati sull’informazione e l’erogazione di dati, numeri e testimonianza dirette, per sfatare i falsi miti sull’immigrazione creati dalla mala informazione.
Il primo è stato di Francesco Luciani, Tenente di vascello della Guardia Costiera di ritorno da una missione di ricerca e soccorso a Lampedusa, il quale ha mostrato un video sui salvataggi effettuati in mare di migranti provenienti dalla Libia e dalla Tunisia. Oltre ai barconi strapieni che siamo tristemente abituati a vedere così spesso in tv, si è assistito a drammatiche immagini di recupero di persone in mare aperto, aggrappate a taniche, e di barche, o meglio, zattere alla deriva e in pessime condizioni, gremite di uomini donne, anche incinte e bambini. Dal 1999 ad oggi la Guardia Costiera italiana ha salvato più di 690.000 migranti.
E’ seguito poi l’accorato intervento della Deputata Pd Marietta Tidei, che si è dichiarata favorevole a questo tipo di accoglienza, “che garantisce realmente l’integrazione, al contrario dei grandi centri che negli scorsi anni hanno solo causato azioni di malaffare e violazione dei diritti umani”.
A seguire il gruppo locale di Amnesty International, nella persona di Cecilia Polce, ha riportato gli sconcertanti dati sull’immigrazione e come il fenomeno migratorio coinvolga solo in minima parte l’Europa: i maggiori paesi in cui i profughi si rifugiano sono infatti i più poveri; il Ciad ad esempio ospita 300 000 migranti e in Libano il rapporto popolazione-rifugiati è di 1 a 5. Ha ricordato poi come vengano costantemente violati i diritti umani di queste persone, che secondo la Dichiarazione dei Diritti Umani del ‘48 dovrebbero essere naturali, universali, inalienabili, indivisibili, parlando in particolare della comunità Lgbt, perseguitata in molti paesi africani, nei quali è prevista la pena di morte. A tutto ciò, ha evidenziato, L’Europa risponde con i muri 235 km di muri, costati 175 milioni di euro, per concludere con una frase di Italo Calvino: “Se alzi un muro pensa a cosa lasci fuori”.
E intervenuto poi Massimo Magnano San Lio, presidente della comunita Sant’Egidio: “Progetto Sprar significa accoglienza e integrazione – ha sottolineato – che valorizza risorse e competenze del territorio, un percorso che diventa anche della popolazione che da città si trasforma in comunità solidale […] La comunità si occupa di migranti dagli anni ’70, con la Scuola di cultura italiana e mediatori linguistici, che dà Importanza alla persona e al suo singolo percorso, che può durare mesi o qualche anno, ma che se fatti insieme fanno diventare i migranti una grande risorsa.”
Maria Elena Lacquaniti, dell’associazione culturale Centro di Gravità e membro della chiesa battista Civitavecchia, riportando i dati del Dossier statistico sull’immigrazione 2016, volto a sfatare alcuni luoghi comuni, ha rimarcato: “La criminalità dal 2004 al 2013 ha visto la diminuzione del 34% di reati ad opera di stranieri, a fronte del raddoppio della loro presenza sul territorio. Per quanto riguarda la questione lavoro invece, non portano affatto via il lavoro agli italiani. A tutt’oggi c’è una disparità di retribuzione media inferiore agli Italiani e le denunce per discriminazione sono in aumento a causa dell’islamofobia diffusa”.
Devid Porrello, consigliere comunale M5S, ha ricordtoa l’importanza di questo tipo di incontri, per spingerci ad abbattere i muri che mettiamo tra noi e gli stranieri: “Non bisogna dimenticare le responsabilità degli stati europei, che per anni hanno preso e sfruttato le ricchezze e le risorse di quei paesi, come il petrolio, e ora hanno la responsabilità e il dovere di aiutare gli stessi paesi in difficoltà”.
Roberto Sansolini, Presidente dell’Arci di Civitavecchia, ha raccontato del progetto Sprar già avviato da qualche anno a Santa Marinella e Tolfa: “Oltre l’accoglienza – ha spiegato – va sottolineata la protezione che forniamo a persone che chiedono rifugio nel nostro paese. Lo Sprar è una metodologia che funziona bene, i comuni scelgono come organizzarsi e vengono coinvolti i cittadini del terzo settore. C’è poi il fattore economicità, i 35 euro sono pochi rispetto ai milioni di euro spesi per i grandi centri. Il progetto Santa Marinella-Tolfa dal 2010 quando accolse 15 rifugiati, oggi ne ospita 46. I migranti vengono accolti e sistemati in un appartamento, gli viene data assistenza per i documenti e vengono inseriti nel territorio. Ci sono corsi di italiano e formazione lavorativa, con tirocini nei privati. Un’economia pulita, che occupa figure professionali italiane”.
Qualche protesta tra l’uditorio è arrivata proprio quando il dibattito sembrava destinato ad una tranquilla conclusione. Durante l’intervento di una giovane ragazza facente parte del progetto Sprar di Santa Marinella, chiamata a parlare dal presidente dell’Arci, qualcuno infatti ha recriminato: “Ai civitavecchiesi le case non le danno ma agli immigrati sì”. La protesta è stata subito sedata dallo stesso pubblico, che è intervenuto con veemenza contro la poco educata interruzione, esigendo il silenzio per la testimonianza della giovane ragazza.