Il monologo surreale e irrazionale de “La supplente”

CIVITAVECCHIA – “Malum est in necessitate vivere, sed in necessitate vivere necessitas nulla est” diceva Seneca al suo Lucilio, citando Epicuro. E’ un male vivere nella necessità, nei desideri, nell’insoddisfazione dalla vita, ma non c’è necessità di farlo perché “patent undique ad libertatem viae multae”, ovunque ci sono vie verso la libertà. E lo sa Stella, “La Supplente” dello scorso fine settimana al Nuovo Sala Gassman interpretata da Silvia Brogi, lo sa bene immersa come è nella letteratura, nei versi di altri, ma anche nei suoi.
“La Supplente” è uno spettacolo di enorme intensità, scritto da Giuseppe Manfridi e diretto da Claudio Boccaccini, che torna al Sala Gassman dopo il successo de “La Foto del Carabiniere” della scorsa settimana. “La Supplente” è un monologo surreale, irrazionale, un ossimoro più breve della vita di una mosca, ma che rompe le barriere del tempo allo stesso modo in cui Berchet ha rotto il decasillabo dei “Profughi di Parga”, tanto cari a Stella. Può un minuto sembrare una vita? Può l’ultima ora sembrare infinita? Per Stella è così: ha vissuto la vita di una mosca nella sua ultima ora, a ridosso dell’ombra delle sue betulle immaginarie e delle strade dell’infanzia scorte dalla finestra dell’aula. Ha rivisto momenti dimenticati e futuri che mai vedrà, per poi abbandonare le necessità e i desideri su quella stessa cattedra su cui li aveva aspettati. Si è liberata dal vincolo della vita Stella, che ne era sazia, nauseata, si è alzata dal banchetto infinito dell’esistenza e si è congedata come un convitato pieno, per ritornare a casa. E in quell’improbabile miracolo che li ha visti protagonisti di questa triste storia, gli studenti sono solo voci confuse, chiamate a testimoniare.
Silvia Brogi è un Stella sublime, non è altri che Stella in quell’ora di supplenza: abbandona se stessa e cambia la pelle, non è più Silvia. Ecco che ora è lì, sul palco, a cadere nel vuoto guardando il cielo e morendo come Stella, rinascendo Silvia, sotto le betulle. Uno spettacolo bellissimo, da ricordare.

Lorenzo Piroli