I bambini delle favelas in Honduras, tra povertà e speranza

E’ una realtà drammatica ma pressoché sconosciuta quella dell’Honduras, paese tra i più poveri del continente americano, lontano dai riflettori internazionali soprattutto dopo che si sono spenti gli echi del terremoto nel 2009. Ma la povertà divora le città e le periferie di questo stato caraibico con enormi problemi di stabilità politica e sociale e un altissimo tasso di criminalità dalla quale per giovani, adolescenti e bambini è spesso difficile restare lontani. Anche perché le alternative per riuscire a sopravvivere sono scarse e una pistola o una rapina sono sovente molto più invitanti di un libro. Proprio l’istruzione, infatti, è il punto debole di questo Paese, dove studiare è ancora un privilegio per pochi. Ma c’è qualcuno comunque che non si dà per vinto e cerca con ogni mezzo di portare l’aiuto e la speranza, soprattutto ai più piccoli. E’ il caso dell’Afran Italia, Associazione francescana per l’aiuto alle Nazioni, che da diversi anni ha avviato un progetto di adozioni a distanza in Honduras e in altri paesi poveri. A coordinarlo l’infaticabile Lella Converio, che a dispetto della sua età continua a profondere un ammirevole e commovente impegno per questi bambini. La sua testimonianza, dopo l’ultimo viaggio in Honduras (il decimo per la precisione) vale più di qualunque possibile report.
Chi fosse interessato alle attività dell’Afran, al Progetto Honduras e alle adozioni a distanza può reperire tutte le informazioni utili sul seguente sito: http://www.afranitalia.org/

honduras3RELAZIONE DEL MIO DECIMO VIAGGIO IN HONDURAS

Il 18 febbraio scorso sono partita per l’Honduras, nonostante i miei 81 anni.
Il viaggio è andato abbastanza bene, nonostante abbia perso l’aereo in Guatemala, per un errore di pronuncia (e probabilmente anche della mia incipiente sordità!!) del fratello di Paco, che mi aveva ospitato per una notte. Mi ha detto che erano le “dos”(le due) mentre io ho capito le “doce ” (che si pronuncia “dose” che vuol dire mezzogiorno) mentre andava a prendere la figlia a scuola. Quando è ritornato era già troppo tardi! Così mi sono dovuta fermare un altro giorno da lui e perdere un giorno di Honduras! Quando il 20 sono finalmente arrivata a casa Italia, ho trovato una bella accoglienza e alcune novità. Tutta la casa era stata ridipinta d’azzurro, dentro e fuori. Il salone era al buio e quando Tuy (la mia referente) ha acceso la luce, ho visto la stanza piena di bambini e ragazzi che hanno cominciato a cantare l’”Inno di Afran”, una canzone inventata da loro in mio onore! Ad una parete faceva bella mostra una grande lavagna, dove i bambini avevano scritto a lettere cubitali: ”BENTORNATA MAMMA LELLA!”. Sul soffitto ora ci sono due grandi pale per aerare la stanza quando è piena di gente: bella idea!! Prima si soffocava!
E’ cominciata subito la “processione “ di mamme e bimbi per salutarmi ma anche di mamme e bimbi in cerca di un aiuto. Avevo messo un cartello fuori della porta per dire che non avrei fatto nuove adozioni ma ho raccolto lo stesso quasi 40 certificati di nascita e foto di bambini bisognosi. Di ognuno che veniva scrivevo i dati principali per vedere se avevano davvero bisogno ed ho sentito casi molto particolari, a parte due che si chiamavano uno Jesus e l’altra Dulce Maria: come potevo scartarli? Mamme sole con una serie di figli, senza lavoro, con la casa di legno, senza gabinetto ,né acqua né luce. Avrò il cuore tenero (di “burro”, mi ha detto la mia referente) ma non me la sono sentita di non dare almeno una lontana speranza a quelle povere donne!
Dopo aver sentito delle case di legno di quelle poverette, parlando con la mia referente, ho sentito che anche molti dei nostri adottati hanno ancora la casa di “madera”(legno). Una mattina lei è andata, senza dirmi niente, a fare un giro tra le “favelas” e a fare un po’ di foto. Chi ha una e.mail mi scriva ed io gliele manderò!
Una cosa buona però ho riscontrato. Vent’anni fa, quando ho cominciato questo mio ”lavoro”, i bambini che incontravo mi dicevano che la loro meta agognata era arrivare in ”sesta”, l’ultimo anno delle elementari: infatti quando danno il diploma, ancora adesso è una grande festa, con toga e berretto da universitario!! Dopo alcuni anni la loro meta era diventata la terza media. Dopo altri anni è diventata la “graduacion”, cioè la fine delle superiori. Ora, con mia grande soddisfazione, il loro sogno (anche per i più piccoli!) è diventata la UNAH = Università Nazionale Autonoma dell’Honduras. Che cambiamento di mentalità!
Quattro nostre ragazze , finita l’università, sono già entrate in Banca e guadagnano un sacco di soldi: sono belle, eleganti ed hanno potuto aiutare i fratelli e tutta la loro famiglia. Non sembra neppure lontanamente che vivano in una favela!! Altre due si sono laureate quest’anno e due si làureano l’anno prossimo. Tutti quelli che hanno finito le superiori a novembre poi (finalmente anche due maschi!!) si sono già iscritti a varie facoltà: una anche a lingue ed imparerà l’italiano (per potermi aiutare, mi ha detto). Questo mi ha dato tanta gioia e mi sprona ad andare avanti col progetto Afran, anche se diventa per me sempre più faticoso!Molti dei nostri primi ragazzi invece lavorano e si sono fatti una famiglia. Sono venuti a chiedere di poter avere un aiuto anche per i loro figli, riconoscendo che Afran è stato determinante per la loro crescita e volendo che i loro bambini facciano un salto di qualità e possano andare avanti negli studi. Come faccio a non aiutarli, se potrò?

Lella Converio
honduras4

honduras2