De Paolis: “La Legge regionale sulla canapa può portare sviluppo e occupazione”

CIVITAVECCHIA – Nelle precedenti settimane ci siamo più volte dedicati al tema della Canapa industriale, della crescente attenzione che sta animando il mondo dell’agricoltura, dell’associazionismo di settore e della ricerca universitaria. Lo scorso 1 Febbraio, dopo un lungo iter, è stata approvata la legge regionale sulla reintroduzione della coltivazione della canapa sativa nella Regione Lazio. Proponente e primo firmatario della legge è stato il consigliere civitavecchiese Gino de Paolis, capogruppo di Sinistra Italiana- Sel a Via della Pisana. A lui abbiamo indirizzato alcune domande.

Consigliere De Paolis, l’altra settimana è stata finalmente approvata la sua proposta di legge sulla canapa industriale. E’ soddisfatto?

“Sono molto soddisfatto. Perché questo è davvero il risultato di un lavoro che il mio gruppo ha portato avanti con passione, sposando la sfida di un settore, forse ancora marginale, ma che ha portato alla nostra attenzione un bagaglio di esperienza, impegno, studio e sperimentazione degno di nota. E’ così che ci siamo convinti che una legge per il ritorno alla coltivazione della canapa fosse non solo la risposta a chi di questo vive, ma anche incoraggiare la filosofia che sottende a quella scelta: un modello di sviluppo sostenibile, alternativo alla plastica e al petrolio, simbolo di una modello in crisi”.

Un iter lungo, svariati passaggi nelle commissioni consiliari e il rischio di non arrivare mai in consiglio. Dove è stato il punto di svolta?

“Come sempre il punto di svolta è quello della chiarezza, della trasparenza e della dimostrazione della bontà delle nostre intenzioni. Il coinvolgimento di tutte le forze politiche presenti in Consiglio è stata quindi la strada maestra, per fugare ogni dubbio riguardante la pianta e le sue proprietà, per spiegare cosa stavamo facendo e il perché. Tutti i contributi, anche emendativi, delle minoranze presenti in Consiglio sono stati accolti quando hanno puntato a migliorare la legge e gli strumenti volti al raggiungimento degli obiettivi sperati. Un altro aspetto importante che ci facilitato nella discussione è stato quello di procedere praticamente in parallelo con una legge nazionale sullo stesso tema. Il parlamento l’ha approvato qualche settimana prima di no”.

Una parte dell’opposizione di centro destra ha provato a strumentalizzare ideologicamente la legge, facendo riferimento al consumo di droghe. Che c’azzecca?

“Era chiaro e me lo aspettavo. Quando si parla di canapa si può facilmente scivolare nell’errore di pensare alla marijuana con il suo portato psicotropo. In questo caso invece non c’entra assolutamente nulla. La canapa di cui stiamo parlando e per la quale abbiamo approvato la legge è assolutamente innocua, inutilizzabile per qualsiasi fine diverso da quello industriale ed alimentare. Per questo, dicevo prima, è stato fondamentale approcciarsi ai colleghi con tutta la disponibilità possibile, per spiegare di cosa stavamo parlando. Questo ha reso possibile infatti la collaborazione di tutti”.

Quali sono adesso, con la legge approvata, le prospettive pratiche di sviluppo nel settore della canapa?

“La Regione Lazio promuoverà coltivazione, filiere, trasformazione e commercializzazione della canapa attraverso il sostegno a una serie di ‘progetti pilota’. Sono stati stanziati, su proposta dell’assessore al Bilancio Alessandra Sartore, 100 mila euro per la parte corrente e 200 mila in conto capitale per ciascun anno del biennio 2017-2018.  Grazie alle due norme in vigore, quella nazionale e quella regionale, i produttori attuali e quelli potenziali dispongono di un quadro normativo di riferimento chiaro e possono investire con maggiore vigore su una coltura di grande interesse economico e sostenibilità ambientale. Questa è una realtà già esistente, che necessitava di un quadro normativo dentro cui muoversi per rendere economicamente sostenibile continuare ad investire nel settore”.

Il nostro giornale si è già occupato della Canapa nel recente passato, evidenziando anche l’interesse dell’Università La Sapienza e della Tuscia. Lei pensa che questa sinergia istituzionale possa creare possibilità di sviluppo e occupazione?

“E’ un’altra dimostrazione della positività dell’iniziativa. L’interesse delle Università ci dà la misura di quanto sia significativo in prospettiva un investimento del genere. In questo senso non c’è dubbio che nessuna istituzione può dare risposte ad una crisi come quella che stiamo attraversando, ormai da anni, agendo da sola: la leale collaborazione tra le istituzioni è il faro che guida l’azione di qualsiasi persona che fa politica con il fine di migliorare le condizioni di vita delle persone. Certo questa legge rappresenta un pezzettino piccolo di questo percorso, anche di nicchia se vogliamo, ma sono convinto che ha un grande valore simbolico oltre che economico e occupazionale”.

Ismaele De Crescenzo