CIVITAVECCHIA – Abbiamo sempre saputo che la battaglia per l’acqua pubblica, iniziata nel 2011, fosse probabilmente la più difficile. In questi anni abbiamo ingaggiato una lotta senza quartiere nelle urne, nelle piazze e nei luoghi del governo, a tutti i livelli, per difendere un principio sancito dalla volontà popolare, dai quei 23 milioni di elettori che senza appello si pronunciarono per la difesa del bene comune più prezioso, ossia l’acqua pubblica.
Da par nostro, a Civitavecchia, dentro la coalizione di centrosinistra riuscimmo ad inserire la pubblicità della gestione del servizio idrico attraverso la creazione dell’azienda speciale pubblica. Tutti sanno come andò a finire e quale prezzo pagammo per rivendicare l’attuazione di quel punto programmatico. E certo non si trattò di un vezzo o di un esercizio autoreferenziale e nemmeno di un braccio di ferro tutto interno alle dinamiche del potere. La battaglia per l’acqua pubblica, per la nostra parte politica, è stata, è e sarà la rappresentazione valoriale di un modo diverso di concepire la politica, l’amministrazione e il rapporto con i cittadini; una battaglia irrinunciabile perché ha concesso al campo delle forze progressiste di riconnettersi con larga parte del proprio popolo.
Non abbiamo mai pensato che con il referendum si fosse chiusa la questione. E questo perché il partito trasversale dei privatizzatori è ovunque e quindi occorre tenere conto dei rapporti di forza tra i partiti nelle istituzioni, tenere conto del potere economico sotteso che le società per azioni hanno anche nel campo dei servizi pubblici. Certamente quello che occorreva fare nei Comuni, per dare seguito a quanto il referendum ha voluto sancire, non è stato fatto.
Ecco quindi il caso di Civitavecchia, in particolare. Non aver revocato la delibera 75/2005 del commissario prefettizio con cui si decideva l’affidamento ad Acea del servizio idrico è stato un errore. La nostra parte politica ha fatto il possibile e anche di più su questo terreno, scontando appunto i rapporti di forza interni alla maggioranza. Ma neanche i 5 stelle, con la maggioranza assoluta, dopo tre anni di governo, lo hanno fatto. Questo, insieme all’istituzione dell’azienda speciale, ci avrebbe posto in una posizione di forza, anche rispetto alle disposizioni del DL 133/2014 (Governo Renzi c.d. Sblocca Italia) che dispone che i Comuni debbano aderire obbligatoriamente all’ambito di competenza e quindi al suo Ente di Governo, trasferendo ad esso le reti.
In ogni caso sarebbe stato un grande atto di coraggio e un grande segnale politico, che però non c’è stato. Oggi osserviamo, sgomenti, all’indifferenza pilatesca dell’amministrazione 5 stelle di Civitavecchia che sembra quasi tirare un sospiro di sollievo rispetto al passaggio del nostro servizio idrico ad Acea. Nessuna levata di scudi, nessuna “chiamata alla lotta”, niente di niente. Come se la drammatica situazione della carenza idrica in città potesse essere risolta solo da Acea. Una sconfitta antropologica, oltre che politica. Una resa senza condizioni dentro la quale c’è tutta l’inadeguatezza del governo pentastellato, in barba persino ad una delle sue battaglie più qualificanti.
Dare esclusive responsabilità alla regione è un errore, nonostante le responsabilità. Ma anche lì abbiamo ingaggiato una battaglia dura ma leale: nonostante un rapporto di 1 consigliere su 50, siamo stai determinanti per l’approvazione della legge di iniziativa popolare n. 5 del 2014, davvero rivoluzionaria per la nostra Regione, perché finalmente vengono fissati i principi su cui ci siamo battuti per anni e cioè che l’acqua è un bene comune e un diritto universale, che non può essere trattato come un qualsiasi altro bene materiale. Abbiamo scongiurato a più riprese la definizione di un unico ambito territoriale (Ato), che avrebbe consegnato l’intero Lazio ad Acea, presentando invece la proposta di legge, anche questa redatta dai movimenti, che ridefinisce gli ambiti sulla base dei bacini idrografici. Certo è che nonostante l’impegno non siamo riusciti a portarla in Consiglio.
La battaglia però non è finita, con la legge di ripubblicizzazione del 2014 abbiamo vinto, ma siamo stati sconfitti con quella sui bacini. Vittorie e sconfitte che non mutano il nostro atteggiamento. L’appello che vogliamo fare è rivolto al Comune di Civitavecchia e agli altri 7 Comuni del Lazio che hanno avuto la stessa condizione, affinché vi sia una forte presa di posizione in grado di dare impulso e forza anche all’azione di quanti intendono ancora sostenere la battaglia a tutti i livelli, a partire dal consiglio regionale del Lazio.
E’ bene infatti sottolineare che con la legge sulla ridefinizione degli ambiti si può riaprire la partita. Per questa ragione crediamo indispensabile che ognuno, singolo, istituzione e partito politico, faccia la sua parte per allargare il campo di coloro che vogliono sostenere la ridefinizione degli ambiti. La legge regionale c’è, contiene al suo interno la soluzione del problema e può essere approvata.
Cozzolino convochi immediatamente i Sindaci dei comuni ricorrenti e organizzi un consiglio comunale aperto per chiamare a raccolta la cittadinanza. Noi faremo la nostra parte, come sempre.
Circolo “ARTICOLO 1 MDP CIVITAVECCHIA”