“L’housing sociale per risolvere l’emergenza abitativa”

case popolari tarquiniaCIVITAVECCHIA – “Un penoso spettacolo di grida, insulti e scontri fisici che alla fine non ha dato alcun risultato né d’espressione né di pensiero né tantomeno d’ascolto alla delusione di tutti quei cittadini che rivendicano la rabbia per l’esclusione dell’assegnazione degli alloggi”. La Rete dei Cittadini commenta così il Consiglio comunale di questa mattina dedicato alle casette di legno e sciolto infine per mancanza del numero legale. Una seduta a cui, ricordano dalla rete, hanno assistito anche diversi bambini con i loro genitori i quali “sicuramente hanno avuto il loro primo negativo approccio di come è gestita la politica attuale”.
“Una buona classe dirigente politica e una buona amministrazione – proseguono – investe sul sociale facendo proposte e stanziando più fondi per poter intervenire nei casi di accertato bisogno. Le casette di legno, non sono altro che la conseguenza di anni di mancata azione amministrativa che cerca rimedi all’ultimo momento e che scatena gli animi dei bisognosi che si sentono ancora più soli e abbandonati al loro problema. Bisogna elaborare programmi solidi che vadano oltre la semplice strumentalizzazione politica, perché sulle assegnazioni degli alloggi popolari sia per emergenza abitativa che per graduatoria Ater chiunque abbia fatto politica in questa città in questo settore non può dire d’essere ‘senza peccato e scagliare la pietra verso l’altro’”.
In tale ambito la Rete dei cittadini sta elaborando un progetto di Housing Sociale, “cioè un insieme di alloggi e servizi, finalizzati a contribuire a risolvere il problema abitativo ponendo particolare attenzione alle situazioni di svantaggio economico e/o sociale, collaborando con il terzo settore e con la pubblica amministrazione”.
“Un approccio di questo tipo – spiegano – porterebbe questa nuova politica di Social Housing a diventare il punto di riferimento su tutto il problema ‘casa’. Significa innanzitutto ripensare alle liste d’attesa, oggi regolate da logiche perverse secondo le quali soggetti con ambigue dichiarazioni dei redditi, o poveri che poveri non sono, usufruiscono di questa possibilità in modo indiscriminato, sfruttando con sub-affitti tante persone che povere lo sono per davvero, e che si ritrovano a vivere in condizioni drammatiche. Dove l’amministrazione pubblica non può o non riesce a sopperire a un bisogno, favorisce e agevola l’intervento diretto della società civile e delle sue iniziative di aggregazione sociale, cooperativa e anche imprenditoriale”.