“L’Amministrazione della fu trasparenza”

CIVITAVECCHIA – A due anni e mezzo di distanza dalle elezioni (giorno più, giorno meno) allo sfigatissimo cittadino civitavecchiese sicuramente verrà da chiedersi se una volta tanto (dopo decenni di soprusi, ingiustizie, prevaricazioni e imposizioni ingoiati con amarezza) avrebbe potuto (e, vivaddio, dovuto) festeggiare la ritrovata libertà assoluta di sentirsi protagonista della quotidianità grazie all’avvento di una forza (politica o movimentista, non importa) capace di rendere Palazzo del Pincio una sorta di santuario di puro cristallo nel quale specchiarsi minuto dopo minuto, ora dopo ora, giorno dopo giorno ed essere cosi consapevole che niente di niente potesse essergli occultato in ossequio alla strombazzata (soprattutto in campagna elettorale) trasparenza promossa a “mantra” dalla acclamatissima pattuglia pentastellata. Allora? Festeggiamenti si festeggiamenti no? Purtroppo la seconda che abbiamo detto e che ovviamente getta una ombra inquietante sulla attuale gestione amministrativa. E’ bastato, infatti, un legittimo sussulto da parte di alcuni cittadini (sollecitati dall’azione tambureggiante dell’Associazione Civitavecchia C’è, diventati col trascorrere delle giornate centinaia e quindi migliaia) insospettiti da alcune anomalie presenti nel progetto per la costruzione di un forno crematorio da collocare all’interno del Cimitero sito sulla Braccianese Claudia, è bastato, come dicevamo, quel semplice sussulto perché Giunta e dirigenti del settore urbanistico e lavori pubblici sconfessassero i propri principi infarciti di “trasparenza” in realtà solo apparenti e di fatto ermeticamente tenuti nascosti. La richiesta, infatti, di accesso agli atti da parte degli oppositori al progetto del “Crematorio” è stata respinta dopo uno stucchevole rimpallo di responsabilità tra addetti politici della maggioranza e dirigente responsabile del settore di cui sopra.
Brutta storia, indiscutibilmente. Brutta storia dalla quale i nostri amatissimi (adesso di certo molto meno, alla luce di quanto accaduto) governanti non ne escono bene. Anzi molto male perché della trasparenza, che avrebbe dovuto essere un cavallo di battaglia praticamente imbattibile, se ne sono altamente fregati. Anche se, riflettendoci, Cozzolino e i suoi un risultato, tanta inedito quanto “luminoso”, lo hanno raggiunto: sono riusciti ad affiancare al divieto di accesso sancito dal Codice della Strada quello agli atti pubblici. Che è e resta un fiore all’occhiello dei penta stellati che non profuma neanche un po’.

I Comitati Punton di Rocca e In nome del Popolo inquinato