Fortunato: “L’opposizione dei ricorsi non conosce i regolamenti”

CIVITAVECCHIA – Negli ultimi giorni riecheggiano su tutti gli organi di stampa gravi accuse di ingerenza e delegittimazione, addirittura di difficoltà a capire i ruoli istituzionali, da parte della Presidente del Consiglio, di un ex candidato Sindaco e di un Consigliere anziano che ricopre da diversi anni incarichi di primo piano come Assessore e Presidente del Consiglio (nonché aspirante sindaco).
Alessandra Riccetti dichiara: “Una grave violazione dei diritti dei consiglieri […] Forse ci sono delle difficoltà a capire i ruoli istituzionali. Avrei gradito un po’ più di garbo istituzionale, magari un confronto costruttivo. In ogni caso riconvocheremo la conferenza dei capigruppo e vedremo che accade perché la conferenza dei capigruppo, come stabilisce la legge, funziona anche come commissione consiliare permanente ed i consiglieri comunali hanno funzione di indirizzo politico e di controllo amministrativo”.
Seguita in coro da Massimiliano Grasso: “Siamo di fronte ad un’ingerenza del sindaco sulla conferenza dei capigruppo e sul presidente del consiglio comunale, un fatto inaccettabile”.
Marco Piendibene rincara: “Al di là delle regole che sono da verificare, ci è stato impedito di approfondire fatti che interessano la città”.
Queste le accuse lanciate da coloro che dovrebbero essere, almeno nei ruoli e dalle aspirazioni passate e future, le figure più rappresentative della politica cittadina. E’ sconcertante sentir parlare di “difficoltà a capire i ruoli istituzionali”, di “ingerenze sulla conferenza dei capigruppo” o di “regole che sono da verificare” da parte di chi è stato nominato per essere garanzia di corretta applicazione delle norme e dei regolamenti.
Regolamenti che, forse è il caso di ricordarlo, sono stati redatti in passato proprio per evitare quelle ingerenze di cui oggi si sentono vittima e che se fossero consultati di tanto in tanto eviterebbero quegli scivoloni istituzionali in cui “i nostri” ogni tanto incappano.
Ad esempio basta leggere l’articolo 39 del Regolamento del Consiglio Comunale per trovare al capoverso h l’elenco delle competenze della Conferenza dei capigruppo: “Avente competenza sulle problematiche relative alle questioni istituzionali, regolamentari e su tutti gli affari, le pratiche e le attività dell’Ufficio Avvocatura”.
Già soltanto questo basterebbe a rimandare al mittente le accuse scomposte lanciate dal dinamico trio, però continuando a sfogliare il regolamento ci accorgiamo che la lungimiranza di chi lo ha redatto è andata ben oltre visto che, in aggiunta all’elenco delle competenze di ogni Commissione Permanente, ha pensato bene di includere all’articolo 42 questo punto: “Gli Assessori e i capi-gruppo consiliari possono partecipare alle riunioni delle commissioni con facoltà di relazione e di intervento nella discussione degli argomenti all’ordine del giorno”.
Insomma leggendo, anche solo velocemente, questo scarno manualetto di una cinquantina di pagine si viene a scoprire che esistono delle regole e dei ruoli istituzionali ben definiti, regole che permettono ai componenti dell’intero Consiglio di partecipare a tutte le attività che compongono l’intero universo comunale. Incredibile!
Ma cosa succede se la commissione interessata non tratta uno specifico argomento?
Chi ci ha preceduto ha pensato anche a questo…
Articolo 41, punto 5.
“La convocazione può anche essere richiesta da un terzo dei componenti la commissione (i componenti di minoranza ad esempio, aggiungo io). Nella richiesta scritta devono anche essere indicati gli argomenti da trattare. In tal modo la riunione deve tenersi entro dieci giorni da quello successivo alla data di presentazione al protocollo generale del Comune”.
Ingerenze, mancato rispetto dei ruoli e delle regole… tutto quello di cui si accusa l’amministrazione è stato metodicamente applicato convocando in quel modo l’ultima conferenza dei capi-gruppo.
Si è passati sopra la testa di otto Consiglieri Comunali, i componenti della commissione permanente interessata dall’argomento, esautorandoli sia del loro ruolo che dai loro compiti istituzionali, arrogandosi un diritto che di fatto non esiste.
Evidentemente la sindrome del “Marchese del Grillo” è ancora ben radicata nelle stanze di questo comune, sindrome questa che porta chi ne viene colpito ad interpretare in maniera personale e personalistica ogni tipo di regola, a costo di presentare ricorsi in tribunale, questi si che rallentano e affossano la macchina amministrativa, se si sentono anche solo lontanamente “privati” dei loro diritti.
Tutto per non leggere “il manuale di istruzioni del buon Amministratore”.

Francesco Fortunato – Consigliere Comunale M5S