CIVITAVECCHIA – Finalmente il silenzio che circondava il processo di autonomia differenziata, chiesta da tre regioni del Nord, è stato rotto. Il tema è approdato nelle prime pagine di tutti i grandi giornali e telegiornali italiani che avevano, colpevolmente, sottovalutato le spinte disgregatrici di quelle richieste di autonomia.
Professori, studiosi, economisti, centri di ricerca, le “odiate” elite intellettuali e della conoscenza, hanno smascherato il progetto leghista di secessione delle ricche regioni del nord nascosto dalla finta esigenza di una maggiore efficienza nel governo di quei territori. Come se l’ordinamento dello Stato dovesse essere scardinato per far arrivare in orario i treni da Cinisello Balsamo a Milano.
È stata smascherata anche l’insipienza e la pericolosità del m5stelle che ha accettato l’inserimento al punto 20 del famigerato contratto di governo, l’autonomia regionale, senza avere memoria che stava trattando con un partito, la Lega, che aveva nel suo atto fondativo la secessione.
Non meno colpevole la titubanza e le indecisioni del PD, con l’Emilia Romagna schierata, con qualche distinguo rispetto alle altre regioni, ad accelerare sulla richiesta di autonomia. È da sperare che le decise prese di posizione di Zingaretti e dell’ex segretario Renzi, mettano a tacere, in quel partito, i ventriloqui che rifanno il verso e amplificano le agende altrui.
Quella che si configura come una vera riforma costituzionale che porterà alla rottura dell’unità e dell’integrità della nostra Repubblica, e comunque ad un cambiamento nella forma del nostro Stato, sta avvenendo nel privato di trattative tra il governo gialloverde nella persona del ministro leghista degli Affari Regionali, Stefani, e le regioni a guida leghista.
Il Parlamento è espropriato delle sue prerogative, così come i cittadini italiani cui è sottratto il diritto di esprimersi in un referendum.
E tuttavia, anche in mezzo alla politica, cominciano a manifestarsi consapevolezza e opposizione al progetto del governo Lega-m5stelle.
Se le Intese tra il governo e le regioni dovessero approdare (noi speriamo mai) in Parlamento, il voto di ogni singolo parlamentare sarà fondamentale per approvare o respingere la disgregazione dell’Italia. Ognuno di loro deve sapere che è sua, e solo sua, la responsabilità storica di aver contribuito all’affossamento o alla salvezza della Patria, parola usata da troppi a sproposito, e con essa il nostro sistema democratico basato sull’uguaglianza e l’universalità dei diritti per tutti i cittadini.
Per questo, venerdì scorso abbiamo incontrato l’onorevole Battilocchio e anche a lui abbiamo fatto la stessa richiesta fatta all’on. Grande, “Votare No” e respingere le Intese.
L’on. Battilocchio concordava con le nostre preoccupazioni, soprattutto riguardo il ruolo di Roma, lo svuotamento e la mortificazione delle sue competenze come Capitale, con la perdita del posto lavoro e gli esuberi nei ministeri e negli enti per tanti.
Noi continueremo con le nostre iniziative di incontri e di informazione, sperando di aggregare un sempre maggior numero di cittadini che resistono e non si arrendono a questa deriva eversiva.
Senza l’Italia le regioni del nord, che oggi orgogliosamente usano i loro Pil, per richiedere di poter fare da sé senza il resto del paese, considerato zavorra, saranno solo una colonia tedesca.
Città Futura –associazione di cultura politica