“Ecco perché il bosco va fatto sotto la centrale”

CIVITAVECCHIA – Continuano le prese di posizione contro la posizione del Sindaco Tidei sul bosco Enel, che il Primo cittadino sarebbe intenzionato a realizzare altrove, come proposto dall’ex sindaco Gianni Moscherini, per destinare l’area a ridosso della centrale all’insediamento di nuovi siti produttivi. Un’idea che provoca la sollevazione anche del Forum Ambientalista, per voce della sua portavoce Simona Ricotti. La Ricotti ricorda infatti come la nota inviata dal Ministero dell’Ambiente, seppur specificando di doverne escludere “la fruizione del pubblico a fini precauzionali e per eliminare qualsivoglia ipotizzato rischio per la salute umana”, conferma comunque la necessità di giungere alla  “realizzazione dell’area a verde, attesa la prioritaria valenza di “compensazione ambientale”.

“Appare necessario ancora una volta sottolineare – afferma – che nella Valutazione di Impatto Ambientale che autorizza la costruzione e l’esercizio della centrale di Tvn, il bosco è incluso tra ‘gli interventi di ottimizzazione dell’inserimento (della centrale nds) nel territorio e nell’ambiente, … tesi a riequilibrare eventuali scompensi indotti sull’ambiente”, da realizzarsi in area limitrofa la centrale in quanto necessaria “la riprogettazione della fruizione delle aree limitrofe alla centrale …) e delle modalità di accesso a queste da parte della popolazione, allo scopo di ridurre l’estraneità della centrale al territorio circostante” con “la creazione di un parco, in luogo del parco serbatoi, inserito del percorso ciclabile fra Civitavecchia e la pineta costiera La Frasca può effettivamente contribuire a migliorare la percezione dell’impianto, rendendolo meno estraneo alla città’. Peraltro la localizzazione in quella specifica area è stato stabilita, in sede di valutazione ambientale, in quanto contribuisce ‘Dal punto di vista del consumo di suolo’ ad “un miglioramento in quanto l’area occupata dalla centrale diminuirà, a fronte dello smantellamento di gran parte del parco serbatoi, di circa 119000 m2”; concetto questo reiteratamente espresso da ENEL nelle dichiarazioni ambientali propedeutiche ad ottenere e mantenere la certificazione ambientale EMAS, tanto che nella Dichiarazione Ambientale 2011, recentemente pubblicata, l’ENEL afferma: “Inizieranno nel 2012 le attività di riqualificazione ambientale della ex area del parco combustibili liquidi.” Concetti, quelli espressi nella Via, e nelle varie dichiarazioni ambientali, palesemente e totalmente contrapposti alle tesi di quanti, vorrebbero barattare la creazione del bosco con quella di interventi alternativi di arredo urbano e localizzare nell’area in questioni impianti industriali collegati alle attività produttive della centrale”.

Riprendendo ancora le prescrizioni della Via la Ricotti ricorda inoltre come essa stabilisce che i lavori per la realizzazione del parco “saranno tuttavia conseguiti solo una volta….bonificata l’area del parco serbatoi” e che le “quantità di terreno … provenienti dall’area dei bacini serbatoi e contenenti tracce di olio combustibile, saranno inviate a discarica come rifiuto” mentre “la parte rimanente (dei dragaggi nds) sarà conferita all’Autorità Portuale in accordo con quest’ultima per realizzare alcune colmate in ambito portuale”.

Dura la conclusione finale della Ricotti: “Un’Amministrazione con la schiena dritta, che avesse veramente a cuore la salute dei cittadini ed il cui agire non fosse finalizzato alla mera monetizzazione di qualsivoglia intervento di compensazione/mitigazione ambientale, dovrebbe pretendere, quindi il rispetto di tale dettato, soprattutto ora che la scusa accampata dall’Autorità Portuale per non accogliere le terre di dragaggio, ovvero il mancato avvio dei lavori della darsena traghetti e servizi(nota A.P. n. 10668 del 07.07.2010), è venuto meno con l’avvio degli stessi. Come fatto ripetutamente in passato richiameremo il Ministero dell’Ambiente alle proprie responsabilità di controllo che, nello specifico, prevedono un intervento che imponga all’ENEL di rimuovere i sedimenti dragati consegnandoli all’Autorità Portuale e, dopo le necessarie sulla presenza di inquinanti nel sottosuolo, la realizzazione dell’area a verde nel sito ove era stata autorizzata. Ovviamente trattandosi di una prescrizione non ottemperata è dovere del Ministero (e lo sarebbe già da tre anni) inibire il funzionamento della centrale fino alla realizzazione dell’intervento.