Di Gennaro: “Nessun migrante sarebbe rimasto a Civitavecchia”

CIVITAVECCHIA – Avendo partecipato al recente incontro in Capitaneria in merito all’ipotesi di adibire la banchina 28 allo sbarco di migranti sento l’esigenza di riferire quanto in quella riunione si è detto.
Va chiarito che si è parlato di una stazione di trasferenza immediata dopo i necessari controlli sanitari e di polizia con autobus in attesa fuori dalle strutture adibite a tali controlli. Proprio per facilitare l’immissione dei veicoli sulla rete viaria si era scelta la banchina 28, già utilizzata per lo sbarco di cittadini non europei e vicina allo snodo stradale che dal porto immette sulla rete nazionale. Nessun migrante sarebbe rimasto a Civitavecchia salvo gli eventuali minori non accompagnati dei quali si sarebbero dovuti prendere provvisoriamente cura i servizi sociali del Comune.
La problematica delle eventuali ripercussioni sulle attività portuali, in primis quelle crocieristiche, è stata sollevata ma, invero, almeno in quella occasione, i dirigenti dell’Autorità di sistema portuale non hanno ritenuto affrontarla.
Sono state illustrate le iniziative sanitarie in collaborazione tra Sanità marittima, ASL e 118 che prevedono l’eventuale ricovero ospedaliero sia in loco che negli ospedali romani di riferimento per le persone che ne avessero bisogno.
Sono stati , altresì, chiariti dai dirigenti dei corpi di polizia le esigenze legate ai loro specifici compiti.
Si è,infine, ritenuto di effettuare un sopralluogo sulla banchina 28 anche per controllare la sussistenza di tutte quelle infrastrutture indispensabili per il funzionamento di tale stazione di trasferenza (elettricità, acqua etc.) e, più complessivamente, per verificare l’adeguatezza dell’area a contenere la struttura.
Gli inutili allarmismi causati da confuse e talora farneticanti dichiarazioni amplificate da demagogie populistiche rischiano di far prevalere nell’ospitale popolo civitavecchiese quella che papa Francesco definisce “ indole del rifiuto”. Questo rischio va evitato; è necessario, come ricorda sempre papa Francesco, “anteporre ai timori un generoso atteggiamento di accoglienza verso coloro che bussano alle nostre porte”. Accogliere e proteggere i migranti è per noi, come cittadini e cattolici, “un imperativo morale” non solo alla luce di quanto ci ricorda il Vangelo “Ero straniero e mi avete accolto “ma anche sulla base di quanto recita la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo. “Ogni migrante è una persona umana che, in quanto tale, possiede diritti fondamentali inalienabili che vanno rispettati da tutti ed in ogni situazione “.
Il complesso scenario da cui derivano gli attuali movimenti migratori che, nella maggior parte dei casi derivano da “spostamenti forzati causati da conflitti, disastri naturali, persecuzioni, violenze, povertà estrema e condizioni di vita indegne”, spesso derivanti da logiche di sfruttamento di persone e territori per incrementare il benessere di pochi, richiede per la sua soluzione un’azione coordinata e previdente di tutte le forze in gioco. Una prima fondamentale azione è quella di garantire ai migranti non solo il diritto di emigrare ma anche, come ricorda sempre papa Francesco, il diritto di non emigrare, ossia il diritto di trovare in patria condizioni che permettano una dignitosa realizzazione dell’esistenza. A tal fine vanno incoraggiati gli sforzi che portano all’attuazione di programmi di cooperazione internazionale svincolati da interessi di parte in cui i migranti sono coinvolti come protagonisti.
In attesa che ciò avvenga dobbiamo fare ogni sforzo per passare da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione ad un atteggiamento cha abbia alla base la cultura dell’incontro, l’unica, secondo le parole di papa Francesco, capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore.