“Con la scusa del risanamento di bilancio si colpiscono le fasce più deboli”

CIVITAVECCHIA – Dalla lettura dei documenti, che possono essere consultati nel sito del Comune e dopo le ultime dichiarazioni dell’assessore alla pubblica istruzione, ci sentiamo di fare a freddo, alcune considerazioni sul servizio mensa nelle scuole cittadine.
Come avevamo paventato, la cosiddetta riparametrazione delle tariffe, altro non è che un aumento delle stesse con pesanti aumenti in termini percentuali, anche se, in termini reali, si può trattare di qualche euro.
La filosofia è comunque sempre quella: con la scusa del risanamento del bilancio, si colpiscono le fasce di cittadinanza più deboli e si restringono gli spazi dello stato sociale. Scompaiono gli esoneri totali e per poterne usufruire bisogna avere un ISEE pari a zero e trovarsi in una condizione di disagio sociale fortissimo.
Ma quello che colpisce nelle precisazioni fatte dall’Assessore competente alla stampa, è questa idea che l’Amministrazione Comunale, una volta affidato l’incarico alla ditta appaltatrice del servizio, si possa tranquillamente lavare le mani del problema, affermando in tutta tranquillità “noi abbiamo affidato alla ditta, oltre alla somministrazione dei pasti, anche le questioni burocratiche, l’incasso del contributo delle famiglie , il recupero crediti e la decisione se far mangiare o no i morosi”.
Riteniamo questo atteggiamento inaccettabile e sottolineiamo che è la politica, quindi coloro che sono stati chiamati ad amministrare la città, che deve stabilire gli indirizzi di un servizio da rendere ai cittadini, motivo per il quale nel caso di esclusioni dal servizio mensa lesive dell’equilibrio e della dignità dei piccoli utenti e delle loro famiglie, nessuno si senta assolto, come anche nel caso di disservizi, proteste o critiche.
L’assessore, inoltre dovrebbe chiarire alcune questioni non marginali, visto che il servizio riguarda minori. Lei afferma che sarà il Dirigente scolastico a concedere all’alunno non in regola con il pagamento, l’autorizzazione a ritornare a casa a mangiare, visto che non può portarsi il pranzo da casa, per regolamento. Ma se avviene che il preside non concede l’autorizzazione a lasciare la scuola o che i genitori dell’alunno “moroso” non siano in casa, che ne fa la scuola di quel bambino? Ci sembrano domande legittime, cosi come ci sembra giusto portare all’attenzione dell’Assessore il fatto che il momento mensa è, nella scuola, parte del processo educativo complessivo e che non può essere mortificato dalla meschinità dei bilanci.

Sinistra Ecologia e Libertà – Circolo di Civitavecchia